Il Museo Regionale dell'Emigrazione di Frossasco (To) apre la stagione autunnale di eventi con un doppio appuntamento, un pomeriggio dedicato al razzismo e agli stereotipi anti-italiani all'estero. Sabato 21 settembre, a partire dalle ore 17, il Museo intende soffermarsi su un aspetto importante e fortemente connesso alle vicende migratorie italiane, anche se spesso eluso dalle narrazioni favolistiche che ne vengono proposte.
Razzismo e discriminazione contro gli italiani dunque, approcciati tanto attraverso la mostra "Processi migratori nella storia dell'ultimo secolo tra accoglienza, pregiudizio, intolleranza e razzismo", quanto tramite la presentazione del libro di Enzo Barnabà "Aigues-Mortes, il massacro degli italiani".
L'esposizione temporanea, che sarà inaugurata alle 17, è frutto di due anni di ricerca e lavoro condotti dalla Fondazione Giorgio Amendola. Istituita nel 1982, la Fondazione è attiva da oltre trent'anni nella promozione di progetti culturali, convegni, mostre, incontri su diversi temi: dalla politica internazionale ed europea, alla sensibilizzazione sociale, l'educazione civica, ma anche la produzione artistica e letteraria. L'intitolazione a Giorgio Amendola, partigiano, padre costituente e intellettuale di spicco, intende valorizzare e riproporre nel contesto sociale contemporaneo le linee guida del suo pensiero, caratterizzato da un profondo desiderio di studio e approfondimento così come da uno sguardo prospettico sulle dinamiche contemporanee.
La mostra in prestito al Museo Regionale dell'Emigrazione intende partire dalla vicenda di Sacco e Vanzetti per raccontare una storia più complessa, quella dei pregiudizi e degli stereotipi che hanno colpito la comunità italiana emigrata negli Stati Uniti d'America. I due innocenti, giustiziati nonostante la confessione dell'effettivo colpevole che li scagionava, furono bersagli di una punizione esemplare che si basava unicamente sul loro pensiero politico dissidente e sulla loro origine. Una pagina di storia americana ancora di grande attualità e tristemente caratterizzata da intolleranza e discriminazione.
Dall'altra parte dell'Oceano, in Europa, i migranti italiani non hanno certo avuto una sorte migliore. "Sporchi, tristi e straccioni", così i giornali locali definivano piemontesi e toscani che andavano a lavorare in Camargue alla fine dell'Ottocento. Il clima era certo molto teso, la stampa francese alimentava la psicosi dell'invasione ripetendo la che la manodopera italiana “toglie il pane dalla bocca”. Finché 17 agosto del 1893 una folla inferocita attaccò la comunità migrante: secondo le autorità francesi i morti furono dieci, secondo il New York Times cinquanta. Brutali i pestaggi di massa in quello che è stato un vero e proprio pogrom, un massacro xenofobo per qualcuno addirittura “il peggiore della storia della Francia contemporanea”.
Questa la vicenda raccontata da Enzo Barnabà nel suo libro "Aigues-Mortes, il massacro degli italiani", che sarà presentato al Museo dell'Emigrazione sabato 21 settembre intorno alle ore 18,00. Edito nel 2015 da Infinito, il testo è frutto di un lavoro di ricerca che ha impegnato l'autore per diversi anni. Insegnante di lingua e letteratura francese, Barnabà mostra con chiarezza non solo la visione distorta e semplificata che si aveva all'epoca degli emigrati italiani, ma anche le conseguenze drammatiche dell'uso politico e strumentale degli stereotipi che colpivano le comunità all'estero.
Xenofobia, discriminazione, razzismo. Questi dunque alcuni aspetti dell'emigrazione italiana che hanno accompagnato la ricerca di una vita dignitosa, indipendentemente dal Paese scelto come destinazione. Un'analisi storica, che il Museo sceglie di condurre su un doppio binario. Un taglio diacronico, certo, in grado però di fornire spunti di riflessione di grande attualità.