Ecco la nuova lingua italiana con cui Virginia Raggi passerà alla storia. Sotto il suo governo della Capitale, un nuovo verbo è nato: emesse. Vorrebbe dire emise, voce del verbo emettere, passato remoto; ma la traduzione dal francese di un catalogo a copyright comunale ha coniato la nuova parola. Quindi non solo cumuli di immondizia davanti ai negozi di alimentari o liste d’attesa interminabili per i morti da cremare. Alla ex allieva di Cesare Previti mutata grillina dovrà anche essere riconosciuta la creazione di neologismi, come attestato dal catalogo della mostra sul l’imperatore romano Claudio, all’Ara Pacis, a Roma fra aprile e ottobre 2019. Magari l’iniziativa della mostra su Claudio risale a un sindaco precedente, ma ormai oneri e onori ricadono sulla Raggi e su Luca Bergamo, pomposamente etichettato come Vice Sindaco con delega alla Crescita Culturale.
Forse è meglio se cambia definizione, a meno che la sua "mission" non sia incompleta e non debba essere meglio individuata grillinamente come "de-crescita culturale". In questo caso, emesse al posto di emise funziona perfettamente. Gli autori del catalogo sono francesi. L’originale non è dei più brillanti. La traduzione si adegua .La mostra non è stata concepita né pensata a Roma ma a Lione, dove Claudio nacque nel 10 a.C. L’idea di base è più che giusta: restituire dignità storica al migliore imperatore della prima dinastia, la Giulio-Claudia, vilipeso da quella fabbrica di fake news che furono gli storici classici, in particolare Svetonio.
Siamo in ritardo, è pur vero, rispetto al fondamentale contributo di Attilio Momigliano, nel 1931, sulla Enciclopedia Treccani. E anche l’impegno a riabilitare Claudio soffre un po’ di stitichezza: "Probabilmente non è quello che potremmo definire un cattivo imperatore". Sembra un po’ poco per giustificare una mostra. Colpisce anche la improbabilità linguistica. In francese come in italiano la struttura di una frase non può sottrarsi alle regole del buon senso. Altro esempio: fa strano dire di un ubriacone che fosse un "bevitore incallito". Come si concilia il callo col vino?
La sciatteria del testo e della traduzione peraltro non fa giustizia della ricchezza di informazioni offerte dalla esibizione e dal catalogo. Gli intrecci e gli intrighi della classe dirigente della Roma augustea fanno impallidire la trama del Trono di Spade. Pugnale e veleno, omicidio e esilio erano abituali strumenti di governo e di lotta politica ai vertici dell’impero. Una riflessione si impone. Mentre corruzione e violenza dominavano a Roma, l’impero viveva uno dei suoi momenti di maggiore prosperità. Uno smacco per i moralisti. Una spinta a approfondire la ricerca sulle cause dominanti e determinanti del progresso. Una prima risposta? Il clima. E poi? Organizzazione, struttura di comando, sicurezza dei mercati.
Marco Benedetto