Il governo degli spiccioli, dopo sei ore di sofferenza, ha prodotto la sua manovrina economica. Si tratta di roba modesta, di una manovra modestissima. Per almeno tre buone ragioni: 1) Non contiene nulla sulla revisione della spesa pubblica, zero. 2) Non contiene nulla per il rilancio dell’economia, solo tre miliardi di taglio del cuneo fiscale. 3) Metà dell’operazione è fatta a debito e quindi l’indebitamento complessivo, invece di scendere, salirà.
In più, c’è un poco gradevole odore di manette. E questa è la scuola Travaglio, by 5 stelle. La convinzione, cioè, che la settima potenza industriale del mondo si possa amministrare con il codice penale: ti ordiniamo di fare questo, non lo fai? Galera. Il vecchio Gianroberto Casaleggio voleva addirittura che i carcerati fossero esibiti in gabbie collocate sulle tangenziali. Travaglio, che gli è succeduto nel ruolo di guida spirituale, non arriva a tanto, ma sostiene che le manette si devono vedere, sono un buon esempio.
Povero Cesare Beccaria, padre dell’illuminismo lombardo. Caterina la Grande mandava messi a cavallo dalla lontana Mosca fin sui Navigli per dialogare sia pure a distanza con lui, e farsi spiegare come poteva costruire uno Stato moderno e meno oppressivo. A Travaglio e ai 5 stelle basterebbe prendere il tram, ma non lo fanno: loro sognano carceri piene di commercialisti e di signori milanesi in doppio petto. L’idea che la prima regola dovrebbe essere quella di avere un fisco chiaro e semplice e non un labirinto di norme a volte contrastanti, non gli viene, forse perché anche loro in quelle norme ci si perdono. E quindi resta la cura universale, dove non si sbaglia mai: galera per tutti.