Il 19 ottobre a San Giovanni, nella piazza e sul palco, lo spettacolo è stato assai eloquente: Salvini ha preso saldamente in mano la leadership della destra, la Meloni si è ritagliata uno spazio su una linea di destra-destra, Berlusconi sul piano politico si è arreso senza condizioni ottenendo un garbato omaggio alla memoria storica. La situazione è stata efficacemente sintetizzata dal senatore Rotondi: il 19 è nato il "PDL di Salvini". A furia di tagliare i garretti agli eredi da lui stesso indicati, a furia di andare a zig-zag sul terreno politico, Berlusconi si è trovato davanti un erede, Salvini, che non ha nulla a che fare con lui né sul piano culturale, né su quello programmatico, e perfino neanche sul piano antropologico, ma come dice il proverbio chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Lo sbandamento è incominciato dal 2013: prima Berlusconi è stato lui a inventare il governo delle larghe intese e poi ha tolto l’appoggio dopo pochi mesi andando incontro anche alla rottura con Alfano e del Nuovo Centrodestra, salvo - poco tempo dopo - tramite Verdini, dar vita con lo stesso Pd al Patto del Nazareno. Quindi sia Berlusconi, sia Renzi si sono suicidati rompendo sulla elezione del presidente della Repubblica e contrapponendosi nel referendum. Salvini si è innestato su questi continui sbandamenti politici cavalcando la tigre dell’immigrazione, del no Europa, del rapporto organico con Putin. In tutti questi anni Berlusconi non ha avuto la forza di prendere chiaramente le distanze da Salvini malgrado che questi lo avesse lasciato a terra facendo il governo con il M5S.

C’era e c’è una Italia liberale, garantista, riformista ancora alla ricerca di un partito che non esiste e Berlusconi ha rifiutato di darglielo. Adesso Salvini, dopo tutte le sue dissennatezze dell’agosto, recupera il 5 per cento di Forza Italia che può servire nei collegi e alla elezioni amministrative ma non a caso non si parla più di centrodestra: con Salvini e la Meloni siamo di fronte alla destra-destra (non a caso Casa Pound si accoda e sta al gioco non creando nemmeno problemi al Capitano con il saluto romano). Il centro è solo una appendice che tutti sanno avrà qualche decina di parlamentari in larga parte già concordati sulla base del loro allineamento in questa fase. Ciò detto, però, questa destra-destra, della quale non condividiamo quasi nulla, non va sottovalutata. Francamente la maggioranza di governo sta facendo di tutto per favorirla sia per alcuni aspetti del programma, sia per i litigi in corso (particolarmente imbarazzante è grottesco quello fra Conte e Di Maio). Un pessimo viatico per le elezioni in Umbria.

FABRIZIO CICCHITTO