Caro Direttore, in questi giorni in Tv su molti canali vanno in onda film americani che esaltano “lo spirito natalizio”, mostrandoci una società ben diversa da quella evidenziata dal cinema statunitense in cui abbondano violenze di ogni e guerre passate e presenti. In genere i nuovi film natalizi raccontano le storie di persone che, deluse dalla vita nelle metropoli, ritornano a Natale nei piccoli centri natii dove tutti si conoscono e si aiutano, alle antiche tradizioni familiari, ai festeggiamenti natalizi organizzati in maniera collettiva, come l’allestimento di un grande albero nella piazza del paese, le gare nell’inventarsi il pupazzo di neve più bello o il carro natalizio più originale e così via. Ancor più interessante, inoltre, appare l’esaltazione delle laboriose attività locali contro le aspirazioni a brillanti carriere manageriali nelle grandi città. E la domanda sorge spontanea: in Usa si sente il bisogno di un cambiamento di rotta oppure si tratta solo di “buonismo” natalizio?
Insomma mentre in Usa forse è in atto una retromarcia, qui in Italia ci affanniamo ancora ad imitare il Natale americano con più alberi addobbati che presepi, eccesso di luci e spreco di energia elettrica, regali superflui malgrado la crisi economica, Babbo Natale al posto della Befana e, fatto ancor più grave, ci dimentichiamo che il 25 dicembre si celebra la nascita di Cristo! Tempo fa ho ritrovato un vecchio libro, regalato dai miei genitori, includente alcuni racconti di Charles Dickens: da bambina mi colpì in particolare “Canto di Natale” ambientato in una fredda Vigilia di Natale a Londra dove Scrooge, un vecchio avido commerciante, viene visitato dal fantasma di Marley che vaga per la Terra con pesanti catene e salvadanai riempiti con la sua avarizia. Marley avverte Scrooge che se non si affretta a ravvedersi, sarà costretto a portare catene più pesanti delle sue. L’avido Scrooge e lo spettro, personaggi-simbolo, ci invitano in fondo a ritrovare il vero significato del Natale, e oserei dire della vita, in un mondo cinico ed egoista.
Riflettendo sulle opere di Dickens, inoltre, ci rendiamo conto che i terribili contrasti sociali della sua epoca, generati dalla Rivoluzione Industriale, sono ritornati oggi alla ribalta con le gravi crisi economiche, causate da strategie finanziarie globalizzate che come al solito colpiscono le classi meno abbienti e i paesi più poveri. In fondo anche l’Umanità è rimasta la stessa con le sue lotte tra bene e male alle quali oggi purtroppo siamo costretti ad aggiungere nuovi pericoli, come disastri climatici e armi nucleari. Papa Francesco qualche giorno fa ci ha raccomandato di ritornare alla significativa tradizione del presepe, per fortuna ancora viva a Napoli, dove l’antica via San Gregorio Armeno testimonia l’abilità dei nostri artigiani, veri artisti nel creare pastori e presepi di ogni dimensione.
Un’immagine del passato balza sullo schermo della memoria e vedo mio padre intento ad allestire con cura il presepe: un vero rito che ogni anno comportava la ricerca di nuovi pastori proprio nella suddetta via e così il presepe si arricchiva di nuovi personaggi della vita napoletana, piccoli flash su tradizioni e usanze, nonché di cascatelle argentate e mulini, laghetti e boschetti, fiocchi di neve finta sul muschio, casette illuminate, pecore e pastorelli. Nella capanna centrale con Maria e Giuseppe, il bue e l’asinello, Gesù veniva deposto nella mangiatoia solo allo scoccare della mezzanotte il 24 dicembre, con una piccola cerimonia fatta da adulti e bambini in processione davanti al presepe, reggendo candele accese e cantando “Tu scendi dalle stelle” tutti insieme.
Un altro ricordo che giunge alla mia mente è il suono delle ciaramelle che si diffondeva nell’aria. Gli zampognari andavano a suonare i canti natalizi di casa in casa in cambio di una modesta offerta in lire e noi bambini ascoltavamo incantati quelle dolci nenie, mentre osservavamo incuriositi i loro folkloristici abbigliamenti. E concludo con i versi del Pascoli che imparai a memoria tanto tempo fa: "Udii tra il sonno le ciaramelle/ho udito un suono di ninne nanne/.Ci sono in cielo tutte le stelle/ci sono i lumi nelle capanne".
G. A.