Il "paziente zero" era dunque in Germania, non in Italia, non un infettato da cinesi a Codogno o a Lodi o altrove. È quindi la Germania che ha infettato (anche) l’Italia e non viceversa. La Germania ha taciuto, e, come dice giustamente Giorgia Meloni, ha avuto un "comportamento vergognoso e scorretto" nei confronti (non solo) dell’Europa. Vero. Verissimo. Non era alla Cina che dovevamo abbaiare, guidati dai latrati dei patrioti sovranisti senza se e senza ma, bensì alla Germania. "La Cina è vicina" recitava il titolo di un film di vari decenni fa. Ma la Germania è, non da ora, assai più vicina… E ora dobbiamo ringraziare i tedeschi per il cordone sanitario che chiude intanto fino all’inizio di aprile a quanto pare l’intera Italia. Ma "i crucchi" e il loro "paziente zero" sono davvero i soli responsabili del rapido diffondersi in Lombardia e nel Veneto del virus SARS-CoV-2 e della conseguente malattia detta Covid-19? Nonché della sua esportazione da queste regioni in varie zone del mondo come ha dimostrato l’emittente televisiva CNN statunitense?
La massiccia espansione del virus in quelle nostre due regioni fa venire in mente quel regno Lombardo-Veneto di austroungarica memoria, nel quale però Milano, patriziale, e Venezia, repubblicana, non si amavano. Col nuovo virus Berlino nel territorio lombardo-veneto ha sostituito Vienna e Budapest? Pare proprio di sì, alla faccia degli anticinesi e affini. Ma ci sono da fare comunque due considerazioni, che fino ad oggi stranamente NON ha fatto nessuno.
Prima considerazione. È più facile – oltre che certo – che quanto meno la Lombardia stia pagando lo scotto del fatto che la Val Padana è il territorio più inquinato d’Europa. L’inquinamento infatti non solo danneggia già di per sé le vie respiratorie, rendendole così più esposte agli assalti del Covid-19, ma abbassa anche le difese immunitarie: esponendo così i padani a un maggiore successo dell’infezione. "È dagli anni ’70 che è ormai assodato che l’inquinamento abbassa la soglie delle difese immunitarie", specifica il professor Aldo Ferrara, che oltre a essere uno specialista delle malattie polmonari ha anche condotto varie ricerche sui danni dell’inquinamento automobilistico alla salute. Vista così, la polemica sul grande sforamento durante non solo l’inverno delle soglie massime dell’inquinamento a Milano, in particolare da polveri sottili, acquista anche un altro significato.
Significato finora stranamente e irresponsabilmente ignorato anche dalla molto patriota Meloni, oltre che dal milanesissimo Matteo Salvini e annessa sua Lega nata Lombarda. E sì che ormai a Milano si festeggia la pioggia perché ripulisce un po’ l’aria e si mugugna contro il bel tempo prolungato perché favorisce l’inquinamento, e conseguenti malattie respiratorie. A Milano si è passati dal "Piove, governo ladro!" al "Non piove, governo ladro!". Il cavallo di Troia ripieno dei virus SARS-CoV-2 che hanno conquistato Milano e la Lombardia viene dalla Germania, certo: ma il tallone d’Achille che ha permesso di colpire duro la Lombardia e l’intera Val Padana era ed è tutto nostrano: meneghino e padano. Ad aprire la breccia delle mura milanesi e padane permettendo così l’ingresso del cavallo di Troia made in Germany è stato, è e sarà ancora l’inquinamento.
Mi dicono che in Germania il nuovo virus si è diffuso non a caso nelle zone più industrializzate e/o inquinate e a guardare la carta topografica pare proprio sia vero. Una conferma del ruolo dell’inquinamento e della responsabilità di chi chiacchiera molto, ma non provvede con i fatti. Le grida meloniane, salviniane, leghiste e affini coprono col loro baccano un altro fatto: sia la Lombardia che il Veneto sono regioni entrambe amministrate dalla Lega. Amministrate dalla Lega e anche con varie città amministrate dalla stessa Lega oggi e per periodi non brevi anche ieri, magari col contributo di Forza Italia casa natale di Giorgia Meloni. "Prima i lombardi" è lo slogan caro a Salvini. Purtroppo però la retorica e lo sloganismo non hanno evitato ai lombardi di diventare i primi nel morbo Covid-19: primi nell’esserne vittime numerose e primi nell’esportarlo sia nel resto della tanto amata a chiacchiere Italia che all’estero.
Seconda considerazione Il fatto che il virus si sia diffuso dalla Germania alla Lombardia e al Veneto non è dovuto al caso o allo Spirito Santo o al destino cinico e baro: è invece dovuto ai noti legami massicci anche di import ed export di queste due regioni con la Germania, tanto da poterle considerare integrate con la sua economia. Lo ha ricordato in una recente intervista a Open l’economista Luigi Guiso, professore all’Einaudi Institute for Economics and Finance: "L’Italia è tra i principali fornitori della manifattura tedesca. L’economia del Nord-Est del Paese e tra tutte quella del Veneto sono estremamente integrate con l’andamento tedesco". L’economista ed ex ministro Renato Brunetta quando prevedeva un rallentamento dell’economia italiana a seguito di quello della tedesca ha voluto ricordare che "la Germania è il primo partner commerciale europeo del nostro Paese".
Da tutto ciò consegue che i nostri sovranisti e affini quando urlano che dobbiamo uscire dall’Unione Europea urlano cose prive di senso: una volta usciti dall’Unione Europea per l’economia lombardo-veneta sarebbero dolori, con ricadute dolorose su tutto il BelPaese, che nel lombardo-veneto ha il suo punto di forza produttivo. Che urlino cose prive di senso lo fa notare anche il giornalista David Parenzo nel suo recente libro intitolato non a caso Falsari. Dove i falsari sono appunto i sovranisti che promettono miracoli con la bacchetta magica dell’uscita dall’UE. Per anni hanno gridato con Umberto Bossi "facciamo come la Catalogna", quando è iniziata oltre 20 anni fa l’illusione della facile secessione della Catalogna dalla Spagna e la Lega era, appunto, secessionista senza se e senza ma. Scomparsa malamente la secessione catalana ora si copia dall’Inghilterra: "Facciamo come gli inglesi, che sono usciti dalla Ue". Di questa bella gente, mai nessuno che dica "Facciamo come gli italiani": e che spieghi cosa fare senza scopiazzare da nessuno.
PINO NICOTRI