Egregio Direttore, in questi giorni si è molto discusso sulle origini del coronavirus: passaggio da pipistrello a uomo; fuga erronea dall'unico laboratorio chimico di Wuhan; manina USA, e infine, castigo divino. Sull'ultimo punto, il clero ha espresso pareri contrari, se non contrapposti. Da un lato chi ha espresso ammonimenti divini e dell'altro chi ha parlato dell'indifferenza di Dio per le questioni umane.
L'ultima opinione in ordine di tempo è arrivata da Verona. Alla domanda "Da dove ha origine la concezione del castigo divino" posta da un quotidiano locale al vicario episcopale per la cultura Mons. Marino Signoretto, il prelato ha risposto che "il castigo divino é influenza di una religiosità mitico pagana. Viene invocato un Dio onnipotente dell'ennesima potenza da cui tutto deriva. Ma è una concezione umana proiettata su Dio che origina dalla credenza che chi compie il male meriti meccanicamente un castigo e chi compie il bene meriti meccanicamente il bene".
Risposta che rispecchia e conferma l'opinione di molti uomini di chiesa per cui l'inferno sarebbe vuoto e il paradiso un dono concesso dalla misericordia di Dio a tutti, cattivi, buoni, belli e brutti. Se tale ipotesi fosse vera, il catechismo della chiesa cattolica dovrebbe abolire due tra le più importanti preghiere rivolte a Dio. L'Atto di Dolore recita che "Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi..."; mentre l'Atto di Fede nella parte finale "minaccia che "il quale - Dio -darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna".
Ma non solo. A proposito dei castighi, la Bibbia, narra la distruzione di Sodoma e Gomorra rase al suolo da un terremoto a cagione dell'empietà dei loro abitanti. Inoltre, lo stesso testo sacro, ricorda il dramma del Diluvio Universale, vale a dire la più grande strage per annegamento inferta alla civiltà umana. I teologi della Chiesa 3.0 possono certamente farsi cullare dai venti di dottrina magistralmente denunciati da papa Benedetto XVI, ma la sacra scrittura e il bimillenario magistero della Chiesa raccontano che Dio è sì Babbo, ma non certo babbeo.
Gianni Toffali