Continua a girare la proposta di serrare le Camere. Mi oppongo. Una cosa è sospendere per alcuni giorni l’attività parlamentare, altro chiudere il Parlamento e sospendere la democrazia proprio quando c’è più bisogno di sostenere con atti concreti imprese e famiglie. La Nostra Costituzione prevede la chiusura di Camera e Senato con delega di pieni poteri al Governo solo in caso di guerra (art. 78). Non è il nostro caso. Si devono naturalmente adottare misure che non siano lesive della salute di nessuno. Rinviare le audizioni non immediatamente necessarie, adottare il sistema delle video conferenze, circoscrivere gli interventi nelle aule parlamentari ma senza scivolare nel trapassato remoto, l’epoca della monarchia senza parlamento. Semmai dovremmo puntare a riunire in un unico decreto le misure legislative per fronteggiare il virus e sostenere la nostra società, oltre a confidare in un Presidente del Consiglio che non abusi dello strumento del Dpcm, per il quale non è necessaria alcuna ratifica e le forme di controllo sono decisamente limitate, per indebolire la Costituzione. Ne parlo ora proprio perché non siamo affatto a quel punto. Tuttavia, se dovesse prevalere l’idea insana di chiudere il Parlamento, ci troveremmo a un punto di svolta per niente piacevole. C’è di più. Che messaggio invieremmo ai sindaci, ai presidente di regione, ai tantissimi cittadini italiani, a cominciare da medici e infermieri, che si battono in prima linea? Avrebbe tutte le caratteristiche di una diserzione. Peggio, di una resa incondizionata. Con la mascherina, ma ciascuno al suo posto. A fare il nostro dovere.
RICCARDO NENCINI
Senatore e Presidente del Consiglio Nazionale del Partito Socialista italiano