Così una riflessione sul blog di analisi RETELIBIA curato dal giornalista Francesco De Palo riflette sul peso specifico della missione Ue posto che comunque nel paese stanno giungendo mezzi e uomini a sostegno delle due fazioni. Si legge: "Crisi in Libia: Emirati, Egitto e Russia inviano materiali per sostenere l'azione del generale Khalifa Haftar, l'uomo forte della Cirenaica, tra cui sei caccia Mirage. Si sommano ai mezzi già inviati dalla Turchia di Erdogan per sostenere Al-Serraj. Ma la missione Irini annuncia il controllo dell'embargo Onu sulle armi alla Libia. Missione morta già in fasce?".
"Gli equilibri nel paese sono sempre più precari, con la guerra civile ormai alle porte - prosegue l'analisi - Il presidente turco punta a cementare la sua partnership con Serraj, anche con riferimento all'accordo siglato per la delimitazione delle aree marittime in chiave energetica, passaggio che ha provocato la crisi diplomatica con la Grecia perché quell'accordo bypassa l'isola di Creta, appartenente ad un paese membro dell'Ue. Una licenza che si somma alle altre già concesse ad Ankara, che nelle ultime ore pare abbia ritrovato anche un canale con l'Italia dopo aver contribuito alla scarcerazione della cooperante Silvia Romano, atterrata ieri a Ciampino".
"Un gettone - continua la riflessione - che Erdogan conserva nella sua tasca, pronto a giocarselo all'occorrenza (ovvero in Libia). Dal 4 maggio la missione dell’Unione Europea “Eunavformed Irini” ha dalla propria la fregata francese Jean Bart e un aereo da pattugliamento lussemburghese, ma ha già perso il contributo di Malta. Dovrebbe far rispettare l'embargo Onu, ma pare che in Libia giungano ugualmente mezzi e materiali dai players coinvolti in una partita, forse, più grande di tutti".