Quattro fratelli, una saga. Re del posto, Sant’Antimo, hinterland di Napoli, facevano a disfacevano, disponevano, potendo contare sull’appoggio, il sostegno, la spinta in chiave elettorale della camorra. Si erano messi nelle mani giuste, un patto di reciproca convenienza quello stipulato dai Cesaro e il clan camorristica Puca. Un legame solido, sublimato da mille episodi, gestito in particolare dal senatore di Forza Italia, Luigi Cesaro. Apprezzato, considerato e stimato da Silvio Berlusconi. Luigi Cesaro e i suoi due fratelli, imprenditori a Sant’Antimo, proprietari di un supermercato e di un centro sportivo che ha ospitato anche il Milan di Silvio Berlusconi, alla vigilia di una partita che la squadra avrebbe giocato il giorno dopo a Napoli, allo stadio San Paolo. Una scelta che stupì non solo il mondo del calcio. Il Milan che scendeva di norma in alberghi a cinque stelle in ritiro a Sant’Antimo, fino ad allora misconosciuta località a pochi chilometri da Napoli.
La decisione del Milan come omaggio e segno di riconoscimento per il numero di voti che Luigi Cesaro, all’epoca presidente addirittura della Provincia, era in grado di assicurare puntualmente alla causa di Forza Italia. Voti di scambio, e spesso comprati per cinquanta euro. La fine di una famiglia dominante. Luigi Cesaro e tre fratelli sono agli arresti da martedì pomeriggio. In 1500 pagine di ordinanza di custodia, l’inchiesta dei carabinieri del Ros con la Procura antimafia di Napoli, toglie i veli alla pessima fama che da sempre insegue uno dei più rilevanti esponenti del potere berlusconiano in Campania. Le accuse? Inquinamento del voto, summit tra camorristi e politici, e quelle preferenze comprate al prezzo sopra riferito. Il clan finanzia con sette milioni di euro un mega centro commerciale intestato a Luigi Cesaro, e da ieri sotto sequestro. Agli arresti cinquantanove persone. Gli arresti hanno decapitato i clan dominanti di Sant’Antimo e la cintura metropolitana a nord di Napoli.
Travolti dallo tsunami i quattro potenti fratelli. I pm Giusy Loreto e Antonella Serio hanno chiesto il carcere per il parlamentare Luigi Cesaro, già destinatario di una richiesta di arresto per corruzione, tuttora all’esame del Senato. Il gip si è riservato la decisione in attesa dell’eventuale autorizzazione del Parlamento all’uso delle intercettazioni. Agli arresti domiciliari per i fratelli Aniello e Raffaele, imprenditori da anni sotto processo per collusioni con un clan camorristico. In carcere è finito invece il più giovane dei fratelli, Antimo, titolare del centro polidiagnostico Igea. "L’interfaccia con il potere criminale". I fratelli Cesaro sono indagati per "concorso esterno in associazione camorristica".
L’ha presa malissimo il senatore Luigi, dichiarandosi "esterefatto" e convinto che "l’approfondimento dei fatti e l’attenta valutazione delle circostanze permetteranno alla verità di emergere, come è già accaduto in precedenti occasioni". Laddove il procuratore capo Gianni Melillo si è spinto in un’affermazione di enorme pesantezza. "La vita democratica a Sant’Antimo era sospesa da almeno dieci anni". Un carico da trenta destinata ad esercitare un’azione molto incisiva nelle accuse che in questi momenti investono la potente famiglia Cesaro. Il fatto che a Sant’Antimo non vi sia da anni parvenza di democrazia è testimoniato dal recente scioglimento del Comune per "condizionamenti mafiosi".
Suggestivo nomignolo ha accompagnato la discutibile opaca attività del senatore Luigi Cesaro, per tutti a San’Antimo "Giggino ‘a purpetta". Finito in uno dei processi a Raffaele Cutolo, fu assolto in appello dopo una prima condanna dall’accusa di "favoreggiamento". L’assoluzione come trampolino di lancio per il tuffo nelle istituzioni e l’esaltante avventura con Berlusconi. Il tramonto collettivo, la fine della famiglia, ora. Il fango sui Cesaro e dei loro rapporti "storici e consolidati col clan del padrino Pasqualino Puca, detto ‘o minorenne", in carcere da undici anni. Il collaboratore di giustizia Giuseppe Perfetto ha riferito agli inquirenti quanto segue: "I Cesaro sono più mafiosi degli altri, persone che con la polizia ci vivono. Pasquale Puca ha un partito a Sant’Antimo che vale da 2mila a 2500 voti. Un legame di reciproca convenienza basato sugli affari e sui voti".
Un altro pentito sostiene che i fratelli del senatore "quando avevano necessità di incontrare il boss, andavano a casa sua a bordo di un furgone bianco". L’intercettazione più compromettente è dell’aprile 2017. Giggino ‘a purpetta, reduce da un incontro elettorale con la partecipazione della "sfera criminale", dice "Ma ti rendi conto a che livello siamo arrivati, da dove sono usciti? Antimo mi ha fatto scendere così a terra, in un cesso, a girare a casa di questa gente". La sua gente, a lui vicina. Sodale col senatore di Forza Italia e i suoi fratelli. Famiglia di corruttori, il senatore la mente del malaffare. Specialista in clamorose gaffe dialettiche, non solo sintassi e congiuntivi messi sotto i tacchi di chi sapeva dove metterli, i piedi. E soprattutto le mani.
Franco Esposito