Una lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, per scongiurare l'accorpamento delle elezioni amministrative con il referendum con cui ci si esprimerà sulla riduzione dei parlamentari. A scriverla è la Federazione estera del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, argomentando i propri timori su un eventuale rischio per l'esercizio democratico del voto all'estero. "Se dovesse essere convertito in legge in maniera definitiva il decreto 20 aprile 2020 n. 26, dove è prevista l’applicazione del principio dell’election day, che accorperebbe il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari alla tornata di elezioni amministrative, ai circa 4.500.000 di italiane/i all’estero con diritto di voto, non potrebbe essere garantita un’adeguata partecipazione al voto", denuncia la Federazione estera del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, che riporta "almeno due ordini di motivi".
"In primo luogo", spiega il PCI, "va considerato che gli italiani all’estero votano per corrispondenza. Per esperire adeguatamente tutte le procedure necessarie, bisogna coinvolgere molteplici organizzazioni: tutti i comuni italiani per aggiornare l’elenco degli aventi diritto al voto, le tipografie per la stampa delle schede in diversi continenti, i servizi postali in decine di paesi per la consegna delle schede e infine i trasporti aerei dedicati per inviare le buste votate in Italia per lo scrutinio. Tutti questi soggetti si muovono in una situazione in continua evoluzione, con divieti e limitazioni diverse in ogni paese a causa della emergenza covid-19".
"L’altro punto", prosegue la lettera aperta, "riguarda la macchina burocratica italiana. A livello centrale bisognerebbe richiamare in ufficio personale da una molteplicità di direzioni generali a pandemia ancora in corso, mentre all’estero i nostri consolati sono già provati dalle misure prese per l’emergenza covid 19 e in molti casi a malapena riescono a fare fronte alle esigenze indifferibili. Con l’aggravante che questa volta neanche del personale temporaneo aggiuntivo potrebbe essere di aiuto, viste le limitazioni del distanziamento sociale che limita la presenza negli uffici del personale".
Per la Federazione estera del PCI "un differimento del voto dopo il mese di settembre 2020, consentirebbe l’espletamento di tutte le procedure senza urgenza, troverebbe la nostra rete consolare con meno pratiche arretrate e soprattutto il quadro della situazione Covid-19 sarebbe più chiaro e, presumibilmente, anche i paesi che sono ancora in una situazione di grave allerta, avrebbero più possibilità di trovarsi in fase di post emergenza".
"Per queste ragioni", chiosa la lettera, "facciamo appello alla vostra figura istituzionale, per sensibilizzare l’insieme delle forze parlamentari alle problematiche fin qui esposte e rimandare il referendum a una data che consenta la partecipazione dell’insieme del corpo elettorale. Mentre la pressione per andare celermente alle elezioni amministrative è giustificata dal rispetto della democrazia rappresentativa, in quanto le amministrazioni in carica hanno terminato il loro mandato, non esiste nessun obbligo democratico per far svolgere frettolosamente un referendum di tale importanza come quello che modificherebbe la nostra Costituzione".