La decisione è arrivata in fretta, comunicata dal sindaco Andrew J. Ginther: la statua raffigurante Cristoforo Colombo che si trova di fronte alla City Hall al più presto finirà in un magazzino. Non c'è più posto. "Per molta gente - ha spiegato con un ragionamento ipocrita e preoccupandosi solo di una parte della comunità - la statua rappresenta patriarcato, oppressione e divisione. Ciò non rappresenta la nostra grande città e non vivremo più all'ombra del nostro brutto passato. È il momento giusto per sostituirla con opere d'arte che dimostrino la nostra lotta duratura per porre fine al razzismo". Ma non è tutto, perchè anche un altro monumento dedicato al navigatore genovese che si trova al Columbus State Community College nel Discovery District Downtown, ha le ore contate dopo che già almeno un paio di volte è stato vandalizzato. È la nuova 'pulizia etnica' posta in atto da chi ritiene Colombo colpevole di genocidio accaduto soltanto oltre 500 anni fa. E tutto ciò, ironia della sorte, avviene a Columbus, la capitale dell'Ohio, la città che porta il nome dello scopritore dell'America. Ma non importa perchè dal momento che la storia si sta riscrivendo, tutto è accettato, basta solo che rispetti le direttive di una parte sola che poi sono in questo caso i nativi-americani, aizzati dalla furia dei Black Lives Matter. Il resto, gli altri, non hanno nessuna importanza. Così Columbus è costretta a dire addio alle statue di Cristoforo Colombo poco importa se si va contro gli italo-americani e se la maggioranza silenziosa probabilmente non è d'accordo e nemmeno importa il fatto che non ci sia stato un dibattito, solo una decisione unilaterale, adesso negli Stati Uniti, una volta terra della libertà, funziona così. La decisione di sbarazzarsi della presenza, visiva, di Colombo ha colpito tutta la comunità italo-americana di Columbus, ma soprattutto Landa Brunetto, la cui famiglia, il padre e il nonno in particolare, nel 1955 furono i principali artefici dell’arrivo di quella statua. "Ho solo il cuore infranto - ha detto Mrs. Brunetto - non è giusto per Colombo". Una famiglia che dal nonno Joseph Maseda aveva scelto gli Stati Uniti, per rifarsi una vita. "Mio nonno - ha continuato - non è venuto qui su una nave di schiavi, lo capisco e lo rispetto. E questo mi fa male che sia dovuto succedere ad altre persone, che amo, di questa città. Ma gli italiani, quelli che sono arrivati qui tanto tempo fa, lo hanno fatto perchè nella loro terra le cose andavano male". Sentimenti contrastanti, storie diverse, ma che adesso diventano importanti solo per una parte, non c'è più spazio per l'altra rappresentata dai discendenti di quegli italiani arrivati negli States a volte nemmeno con una valigia di cartone. Ecco allora, che senza degnarsi nemmeno di uno sguardo verso l'altro lato della faccenda, Elizabeth Brown, council member di Columbus, appena avuta la notizia della rimozione, si è buttata su Twitter per esprimere la propria gioia descrivendo la statua come un "totem di razzismo sistemico e di oppressione. Colombo ha guidato la brutalizzazione e l'omicidio degli indigeni e poi ha avuto la statua al municipio". Parole dettate dall'odio e soprattutto dall'ignoranza che caratterizza Mrs. Brown e i suoi accoliti. "Quella statua - la replica di Mrs. Brunetto - rappresenta invece la fratellanza e anche il cameratismo nel mondo. Rappresenta tutto ciò per cui si combatte nel 2020 ed è già qui. Rappresenta l'eguaglianza ed è una voce, l'opportunità per migliorare la propria vita. La statua di Cristoforo Colombo parla di amore, non di odio". E in questa continua caccia alle streghe, non si contano le città che hanno seguito, o anticipato, le scelte di Columbus. Tra queste anche San Francisco dove l'altro giovedì è stata rimossa la statua che si trovava vicino alla Coit Tower, finita senza gloria in un oscuro magazzino. Anche qui sono stati i nuovi padroni, i Black Lives Matter, ha spingere le autorità a sbarazzarsi del monumento dopo che per tre volte in una sola settimana era stato vandalizzato. London Breed, il sindaco, ha giustificato la decisione affermando che il monumento non si allineava con "l'impegno della città per la giustizia razziale". La statua, in bronzo, del peso di un paio di tonnellate e alta oltre 3,5 metri, fu forgiata dal conte Vittorio di Colbertaldo (che ne realizzò anche un'altra che si trova a Miami, non si sa ancora per quanto...) e donata alla città di San Francisco dal Columbus Monument Committee, dalla città di Genova e dalla famiglia Marini. Venne inaugurata il 12 ottobre 1957 ed eretta grazie alla comunità italiana di North Beach, storico quartiere, la Little Italy di San Francisco. D'ora in poi non ci sarà più.
di SANDRA ECHENIQUE