Crisi, sarà più caldo a settembre che a luglio. L’estate ha compiuto solo settantadue ore di vita, ma nei Palazzi romani che contano si parla solo ed esclusivamente di settembre. Sarà un autunno pieno di incognite, per certi versi pericoloso. Basta pensare ad una possibile ripresa del virus (speriamo di no) e alla drammatica situazione della nostra economia. È un dato di tre giorni fa: i consumi sono diminuiti del trenta per cento, una cifra che mette paura alla gente che ha perso il lavoro e, naturalmente, agli uomini politici che questi problemi dovranno affrontare e risolvere. Sarebbe quindi bene pensare al futuro del Paese lasciando da parte le polemiche, i continui litigi, le beghe, i veti incrociati e via di seguito.
A settembre dunque ci sarà da soffrire perché ogni delicata questione è stata rimandata alla fine dell’estate. Leggiamo le proposte, le promesse, le dichiarazioni dei politici. Questi rappresentanti del popolo hanno ormai l’abitudine di parlare sempre usando i verbi al futuro.
“Vedremo, studieremo, analizzeremo, verificheremo”. Non c’è un solo uomo politico che usi il presente e affronti, come si dice, il toro per le corna. A cominciare da colui che dovrebbe dare il buon esempio, e cioè il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Dovranno arrivarci (almeno così sembra) tanti soldi dall’Europa, ma in pochi sanno in che modo dovremo impiegarli.
Crisi, destra e sinistra idee opposte
E si battibecca anche su questo: destra e sinistra la pensano in modo diametralmente opposto e non si muove un passo in avanti. Hanno così buon gioco i cosiddetti paesi frugali, quelli che non vogliono che l’Europa conceda prestiti a fondo perduto. Commentano: “Perché svenarsi se in Italia non sanno ancora come saranno impiegate queste risorse”? Un brutto affare per la nostra politica e in particolare per la maggioranza di governo che è in grande imbarazzo quando si tratta di rispondere a questi interrogativi messi sul piatto dai “cattivi”. Matteo Salvini e Giorgia Meloni non fanno attendere le loro critiche. Puntano il dito contro il Presidente del Consiglio Conte che invece di impegnarsi “illico et immediate” alle grandi grane che attraversa l’Italia si dedica esclusivamente a coltivare il suo orto. Avendo in testa la creazione di un suo partito.
Conte si sente come Prodi
“Si sente sempre più Prodi e come lui non vede l’ora di far nascere un nuovo Ulivo”. Le scadenze non sono soltanto europee. Alla finestra se ne affacciano altre che sono solo nostre. Prendiamo ad esempio la giustizia che è in una crisi profonda dopo la cacciata di Luca Palamara dall’associazione nazionale dei magistrati. La lotta è all’inizio e ne è profondamente turbato il capo dello Stato che del Consiglio Superiore della Magistratura è il presidente. Ecco un ulteriore problema. L’elezione per il successore di Mattarella. Pur dovendo essere nel 2022 ha già aperto una lotta assai dura fra i partiti. Che non vogliono perdere l’occasione di contare di più nel futuro. Non dimentichiamo che sempre a settembre si vota in sette importanti Regioni e alle urne andranno milioni di persone. Ce ne è dunque abbastanza per capire che l’autunno sarà una stagione non facile per gli italiani. Come se finora non ne avessero passate di cotte e di crude.
Bruno Tucci