Regionali di settembre, il Pd ha paura di perdere. Per questo cerca l’alleanza locale col M5s. Se le forze politiche in campo ragionassero senza l’astio con cui si combattono giorno dopo giorno, non ci dovrebbero essere dubbi. Ora il Pd ha paura di perdere le elezioni regionali di settembre. Lo fa capire il ministro Francesco Boccia, il quale invoca un’alleanza con i 5Stelle anche a livello locale. "Se governiamo insieme il Paese e con risultati discreti perché dividersi a livello locale?". Il ragionamento del responsabile degli affari regionali non fa una grinza. e le parole di Boccia dovrebbero essere condivise dagli alleati di governo. Ma i 5Stelle storcono la bocca, continuano a dire che in Campania come in Liguria, nel Veneto come nelle Marche, vogliono presentarsi da soli. Lo hanno sostenuto fin dall’inizio della loro costituzione. "Né a destra, né a sinistra" ripeteva un mantra diventato un ritornello. Ed oggi come la mettiamo? Perché se gli alleati non dovessero trovare infine un accordo, rischierebbero di perdere il governo di molti importanti territori. Nel Pd sono in tanti ad avere questo timore e ad essere dello stesso avviso di Boccia. Però, la situazione non è così semplice come potrebbe apparire. Il dito nella piaga lo mette soprattutto Giorgia Meloni che senza peli sulla lingua dice: "Se vinceremo in modo netto, Conte ne dovrà prendere atto". Che significa? Vuol dire che se le consultazioni dovessero andar male per la coalizione di governo, l’esecutivo e lo stesso presidente del consiglio non avrebbero altra scelta che le dimissioni. Il premier questo lo sa. Sia pure sotterraneamente, paventa il pericolo. E cerca in tuti i modi di convincere i suoi "inventori". La strada del patto, senza se e senza ma, deve essere portata avanti con grande determinazione. Superando le polemiche e le varie correnti del Movimento. Ecco spiegata la ragione per cui Palazzo Chigi continua ad accarezzare Berlusconi e il suo partito. Il giorno in cui il centro destra desse un sonoro ceffone agli avversari nelle regionali, Conte potrebbe resistere alle pressioni cercando una sponda con il Cavaliere.
CONTE E BERLUSCONI EUROPEISTI CONVINTI Primo, perché l’ex premier è un europeista convinto al contrario dei suoi compagni di cordata. Secondo perché nel caso di un appoggio al governo guidato sempre da Conte, Forza Italia rientrerebbe a vele spiegate nel giro che conta. Mentre, altrimenti, se il centro destra ottenesse una schiacciante vittoria quali briciole lascerebbero a Berlusconi Matteo Salvini e Giorgia Meloni? E’ l’assillo che tormenta il Cavaliere, forse indeciso se scegliere l’una strada o l’altra. I guai per il premier non finiscono qui. Ora deve battagliare anche con Angela Merkel per il problema dei soldi che l’Italia dovrebbe intascare con il Mes, il salvastati. Conte ha sempre detto e lo ripete continuamente che su questo tema nutre delle perplessità. Riceverli "sic et simpliciter". Oppure ragionando con i conti che gravano sul Paese? Ieri, la premier tedesca ha dichiarato con grande chiarezza che il Mes è stato creato per utilizzarlo, intendendo con questo dire: o lo prendete subito questo aiuto, oppure chissà quando se ne riparlerà. Indirettamente Conte gli ha risposto piccato: "Ai nostri conti ci penso io". Senza aspettare tanto tempo, però e proprio per questo Il Pd lancia un messaggio: "Basta rinvii, il Paese ha bisogno di riforme".