Non è la prima volta che ho il piacere di intervistare uno dei personaggi-leggenda che, ai suoi 84 anni, continua ad avere una forza incredibile nella politica interna del suo paese. Già abbiamo raccontato un po’ la storia di Julio Maria Sanguinetti, due volte Presidente della Repubblica dell’Uruguay, anche se avremmo bisogno di vari libri, ma ci ha ricevuto a casa sua per l’ennesima volta e in questa occasione lo ha fatto con molto piacere perché, quando ci ha aperto la porta, la prima cosa che ci ha detto "in casa, prima si legge GENTE D’ITALIA, poi il resto dei giornali".

Dal 1946 ad oggi l’Italia ha avuto 65 governi, quasi lo stesso numero di anni dalla Repubblica. Come sono i rapporti con una Democazia con questa particolarità?

Gli Stati sono stati e i rapporti sono fra gli stati che in realtà sono i popoli che decidono il proprio destino. Se vediamo, per esempio, l’Argentina o il Brasile, nostri vicini e vediamo la loro stabilità…... insomma è molto diversa alla nostra. L’Italia è un grande paese democratico che, è vero, non ha una grande stabilità politica, ma ciò non ha nulla a che fare con le proprie caratteristiche di grandezza e stabilità democratica, soprattutto dopo essere una Repubblica. I rapporti dell’Uruguay con l’Italia sono sempre stati ottimi, soprattutto perché il nostro paese concepisce la propria identità con il DNA di coloro che sono giunti, in tutte le epoche da noi per fondare questo paese. Non posso dimenticare che, quando assunsi la mia prima Presidenza, vennero a Montevideo l’allora Presidente Pertini con il Premier Bettino Craxi. Io non abitavo ancora nella casa presidenziale, quindi Pertini e Craxi furono miei invitati nel mio appartamento: non possiamo dimenticare che Craxi era un grande ammiratore di Garibaldi e incluso aveva una bellissima collezione di ricordi appartenenti al nostro eroe comune. Ricordo specialmente la visita di Giulio Andreotti, uomo profondamente cattolico della DC che non sapeva che Giuseppe Garibaldi si era sposato con Anita a Montevideo e non poteva neanche credere che l’eroe dei due mondi, considerato un laico, si sia sposato in una chiesa. Allora parlai con il Parroco della Chiesa San Francisco del Puerto, la visitammo e gli feci vedere il certificato di Matrimonio con la firma di Anita e di Garibaldi: ricordo che mi disse: "Questo è il paese del ricongiungimento". Ogni paese, anche per quanto riguarda il proprio processo di indipendenza, è diverso, ha il suo proprio DNA. Questo è un paese profondamente repubblicano fin dal principio e dipende, storicamente, anche dall’influenza italiana, spagnola, portoghese, francese o inglese. Questo è l’Uruguay e lo dobbiamo anche all’Italia. Per esempio, l’Uruguay è un paese molto laico, a differenza dell’Italia o della stessa Argentina o Brasile. Noi siamo più vicini alla storia francese!

Cosa significa l’Italia per un uruguaiano?

È parte del nostro "essere". Il pre-Uruguay era Montevideo, una fortezza militare spagnola fatta per difendersi dai portoghesi, c’erano pochi indiani senza una grande cultura come quella del nord del Sudamerica e viveva pochissima gente. Poi, a partire dall’indipendenza cominciarono a venire italiani, spagnoli, francesi, inglesi, armeni, insomma persone che provenivano da ogni parte del mondo. Gli italiani erano tanti, tanti veramente, soprattutto liguri e ricordo che i miei antenati, come quelli di mia moglie Marta Canessa, hanno combattuto al fianco di Garibaldi. L’Italia è un pezzo dell’Uruguay molto grande. Qui diciamo "tano" ma mai dispettivamente, come si dice "gallego", siamo parte di questo crogiuolo di diversi tipi di sangue, ma con una profonda impronta italiana indubbiamente. La cittadinanza uruguaiana si definisce per la sua pluralità.

Quante volte è stato in Italia?

Un’infinità di volte, come semplice cittadino e anche come Presidente, parlamentare o ministro. Ma vorrei parlare dell’ultima volta, quando abbiamo compiuto 60 anni di matrimonio con mia moglie, Canessa, più italiana di me!!! Abbiamo fatto un viaggio con tutta la famiglia, figli e nipoti e siamo stati in Sicilia: l’abbiamo conosciuta tutta, da Palermo a Siracusa, da Agrigento a Catania. Sa perché? Perché nella mia famiglia siamo tutti fanatici di una serie che si chiama "Il Commissario Montalbano". Siamo stati vari giorni a Ragusa e Catania, quei posti che per noi erano familiari. Un viaggio incredibile con figli e nipoti.

Il Secolo XXI è stato fatale per la comunità italiana dell’Uruguay: scomparse grandi istituzioni come l’Ospedale Italiano, la sede della RAI, la Dante Alighieri, la Camera di Commercio, prima Camera del mondo, poi nel 2014 la perdita dell’investitura di Consolato. Secondo lei perché è successo e di chi sono le responsabilità?

I fattori sono infiniti cosí come le responsabilità. Ovviamente ci possono essere responsabilità politiche dei due paesi ma anche tanti altri elementi sociali, la globalizzazione ecc. Per esempio, la collettività spagnola la vedo più unita difendendo le grandi istituzioni come la Sociedad Española o Casa de Galicia e tante associazioni. Credo che gli italiani si sono subito immedesimati con il DNA uruguaiano. Naturalmente si sentono uruguaiani d’origine italiana, ma, in ogni caso, abbiamo ancora tante associazioni, ci sono i giovani discendenti e l’identità non si perde. Tornando al tema, la nostra formazione è sempre stata francese e italiana, per questo, noi studenti di Diritto studiavamo Francese e Italiano obbligatoriamente. Il Diritto processale e penale sono senza dubbio di origine italiana. E poi non possiamo dimenticare le più profonda delle impronte: gli architetti e ingegneri che hanno costruito il nostro paese sono stati, prevalentemente italiani. Da Veltroni a Pallanti, da Bello, Reborati, il mitico Andreoni, forse il più grande di tutti, passando poi per i più vicini a noi come Alvaro Palenga o Scafiezzo fino ai giorni nostri. Direi che i più grandi costruttori dell’Uruguay sono stati italiani. In ogni caso credo sia fondamentale che lo Stato Italiano ripristini a Montevideo un Consolato Ufficiale.

Ci ha detto che in casa si legge il nostro quotidiano?

Sinceramente voglio congratularmi con il vostro giornale perchè lo leggiamo tutti i giorni. Marta legge sempre prima GENTE D’ITALIA e mi dice: "Guarda cosa pubblica oggi GENTE!" e poco tempo fa mi avete fatto l’onore di pubblicare un articolo bellissimo sulla mia storia. GENTE D’ITALIA per noi è un vincolo, uno sguardo italiano, uno sguardo europeo e per noi è un nutriente informativo fondamentale.

STEFANO CASINI