Vogliamo raccontarvi perché ne facciate buon uso cosa è successo nella riunione di martedì sera al Comites di Montevideo dove la questione del voto non vincolante sul nostro giornale ha tenuto banco superando e non poco le altre questioni da discutere. Dunque, alcuni membri, i soliti 4 si sentono martiri della libertà ma potrebbero essere facilmente etichettati - perdonate il termine - come falsari. Nel senso che votano il falso nelle riunioni del Comites e poi fanno le vittime non avendo neanche il coraggio di difendere le loro azioni ma in realtà sono vittime di se stessi.
La vicenda tragicomica vede protagonisti alcuni consiglieri del Comites che recentemente sono stati denunciati da Gente d’Italia alla Procura di Roma per false attestazioni. "Siamo stati minacciati da questo giornale" hanno affermato martedì sera alla Casa degli Italiani durante la seduta del Comites di fronte a una platea incredula tappata con le mascherine più per senso di vergogna che per effettiva paura del Covid 19. Minacce? E quali sarebbero? Mentre alcuni consiglieri manifestavano la volontà di esprimere solidarietà per le minacce (quelle sì vere e anche anonime) ricevute da Gente d’Italia, Patricia Bardini, Pascual Micucci e Aldo Lamorte sono intervenuti con il loro fantomatico racconto facendosi passare per perseguitati politici a causa di un voto democraticamente espresso.
I fatti in questione risalgono allo scorso febbraio in occasione di un voto non vincolante espresso dal Comites su Gente d’Italia (e di cui parliamo all'interno del giornale). Si prova una certo imbarazzo a dover ripetere quanto successo in quell’occasione ma bisogna farlo per amor del vero e per capire anche di che pasta sono fatti alcuni rappresentanti dei cittadini italiani in Uruguay. Nel manifestare la loro posizione, come indica la legge, il compito dei consiglieri del Comites (confermato dall'organo supremo del CGIE) era solo quello di certificare l’esistenza di questo giornale che viene regolarmente distribuito in Uruguay tutti i giorni con il quotidiano più importante del paese El País, ha un suo sito internet aggiornato e i suoi contenuti sono quasi tutti in italiano.
Insomma, esiste oppure è un giornale fantasma? Era solo questa la domanda. Ed è sul significato del voto che speculano i quattro membri. Era un compito molto semplice da capire, bisognava solo dire la verità come ha effettivamente fatto il comitato di Montevideo a larga maggioranza ma non all’unanimità come in passato. L’armata Brancaleone capitanata da Aldo Lamorte (c’era anche Mario Darino, assente nella seduta di martedì), invece, ha votato incredibilmente contro dichiarando quindi il falso. Cioè cosa significa votare contro? Che il giornale non è scritto per più del 50% in lingua italiana, che non viene veicolato con il quotidiano uruguaiano El Pais in tutto l'Uruguay, che non si vende nelle edicole, che non è conosciuto dalla collettività italiana...
Che c'entra la frase perseguitati politici? Avrebbero potuto astenersi sul voto e quindi motivare il loro dissenso...ma votando no hanno voluto affermare non il dissenso ma la non esistenza del giornale. Un vero e proprio falso, insomma, aggravato dal fatto che uno dei 4, il capo dell'ex Maie in Uruguay, Aldo Lamorte, fa parte del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, e di nomina governativa.... Al di là degli aspetti giuridici di cui si occuperà la Procura di Roma oggi ci resta un’atroce dubbio sul ruolo di un gruppo di quattro rappresentanti della collettività italiana in questa storia estremamente significativa: hanno votato per falsità o per ignoranza? Capiscono davvero la lingua italiana e le facoltà che attribuisce loro la legge? Tutte le ipotesi in questione sono drammatiche dato che vengono meno alle loro prerogative per cui sono stati eletti dai cittadini.
Proprio per aver detto questa falsità, pochi giorni fa lo stesso Lamorte è stato sbugiardato dal presidente e fondatore del suo ex partito -il Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero)- Ricardo Merlo che oltre a confermare l’esistenza del giornale - ha accettato le sue dimissioni "per i troppi incarichi politici"…. E gli ha tolto l’incarico come coordinatore nazionale alleggerendogli un po’ il peso della doppia attività politica divisa tra Italia e Uruguay, con un piede di qua e uno di là perché nella vita non si sa mai e bisogna aggrapparsi a tutto pur di ottenere qualche incarico. "Certamente la libertà di voto di ognuno di noi è indiscutibile ma bisogna anche prendersi la responsabilità delle proprie azioni": diversi consiglieri del Comites sono stati costretti a rispondere durante la seduta al piagnisteo preparato per la serata che ha tolto spazio e tempo a temi ben più importanti.
"Le minacce anonime e intimidatorie ricevute da Gente d’Italia e il vostro caso sono due cose completamente diverse e non si possono comparare. Il voto è individuale e noi come Comites non possiamo impedire una denuncia" hanno ribadito diversi consiglieri tra cui Alessandro Maggi, Filomena Narducci, Rolando Rossi, Renato e Ignacio Palermo. "Io stessa in passato" -ha concluso la Narducci- "sono stata criticata diverse volte da questo giornale ma mi sono sempre difesa da sola e non ho mai trascinato il Comites in queste questioni".
MATTEO FORCINITI