Il Palazzo Salvo fu inaugurato ufficialmente il 12 ottobre 1928, in concomitanza con la Prima Fiera Nazionale dell'Industria, nell'anno in cui si tenevano le celebrazioni per il centenario della nascita dell'Uruguay come stato indipendente. Fu costruito nei locali occupati da "La Giralda", Caffè e Pasticceria, dove fu eseguito per la prima volta il tango "La Cumparsita" di Gerardo Matos Rodriguez nel 1917. È stato dichiarato Monumento Storico Nazionale nel 1996. È una delle icone che identificano la città di Montevideo, si trova al confine tra la città vecchia e la città nuova, dove nasce il viale principale, "18 de Julio" di fronte a "Plaza Independencia" e nella sua costruzione hanno partecipato diversi artisti italiani.
I fratelli Salvo, Angelo, Giuseppe e Lorenzo, originari della Liguria, erano imprenditori di successo nel settore tessile e volevano investire nel settore immobiliare costruendo il grattacielo più alto, in modo da ringraziare il paese che aveva dato loro rifugio e permesso loro di fiorire. E così contraggono i servizi dell'architetto Mario Palanti per la costruzione del palazzo che avrebbe portato il nome della famiglia. Sarà un altro italiano, in questo caso milanese, a occuparsi della realizzazione di questo progetto che diventerà il grattacielo più alto del Sud America fino al 1935.
Figlio di un falegname e di una sarta, Mario Palanti, nacque a Milano il 20 settembre 1885, studiò pittura presso l'Accademia di Brera e si laureò come architetto presso il Politecnico di Milano. All'età di 25 anni, si stabilì nella città di Buenos Aires, dove visse per più di 20 anni e costruì diversi edifici emblematici nella capitale argentina. Prima di tornare nella sua città natale, costruì due edifici gemelli su entrambi i lati del Río de la Plata. Tra il 1919 e il 1923 in Argentina costruì il Palazzo Barolo, e in Uruguay tra il 1923 e il 1928 costruì il Palazzo Salvo. L'intenzione di Palanti era di stabilire un dialogo tra i due edifici attraverso i fari che si trovano nelle cupole che incoronano le torri.
Palanti è stato ispirato dalla Divina Commedia di Dante Alighieri nella costruzione di questi due palazzi. La struttura è composta da tre parti: Inferno, Purgatorio e Paradiso. L'interno del Palazzo Salvo è stato decorato da un altro italiano, Enrico Albertazzi che, sulla scala principale, ha realizzato una vetrata per rendere omaggio agli immigrati italiani giunti in queste terre. Fu costruito per funzionare come un hotel, ma, in seguito, fu trasformato in un edificio residenziale e per uffici. Attraverso la stampa del tempo possiamo apprezzare l'importanza che è stata data a questo edificio emblematico. Il quotidiano El Día, nel marzo 1922, ha dato la notizia nel modo seguente: "El Palazzo Salvo: - Nell'asse di Montevideo sorgerà un edificio degno del nostro progresso".
Il lavoro di Palanti in Uruguay ha motivato diversi scrittori a dedicare poesie al Palazzo Salvo, "Poesia del grattacielo Salvo", nel 1927 di Alfredo Mario Ferreiro, "Falsa opposizione", nel 1963 di Mario Benedetti. Nel romanzo "La Tregua", Benedetti fa diretto riferimento al Palazzo Salvo: "Ho imparato ad amare quel mostro popolare che è il Palacio Salvo. C'è una ragione per cui appare su tutte le cartoline turistiche. È quasi una rappresentazione del carattere nazionale: guarango, insipido, ornato, amichevole. È così, ma così brutto, ti mette di buon umore".
Se parliamo di un italiano o discendente vissuto in Uruguay, vediamo come uno tira l’altro, cosí per esempio Mario Benedetti, nipote dell'Ing. Brenno Benedetti, venne dall'Italia nel 1892, da Foligno (Prov. di Perugia), per lavorare in una delle ditte di Francesco Piria, altro importante imprenditore e visionario italiano.
Maricarmen Pascale