I due Governi Conte, sia quello della versione "Conte-Avvocato del Popolo" che quello della versione "Conte-Riferimento di tutti i Progressisti" hanno progressivamente allontanato l’Italia dai suoi tradizionali ancoraggi in Europa e oltre oceano, trasformando il nostro paese in uno degli "anelli deboli" dell’Occidente: uno strano laboratorio nel quale populisti e sovranisti l’hanno reso sempre più "contendibile", sempre meno "occidentale" e pronto a prestare il fianco alle autocrazie russa e cinese.
La domanda alla quale rispondere è dunque semplice: "L’Italia è ancora un paese occidentale?". Ma andiamo per ordine.
Il Governo "Conte-Avvocato del Popolo", quello del "Contratto per il Governo di Cambiamento" pone le prime basi del riposizionamento italiano: la Lega porta in eredità il patto politico con il partito di Russia Unita e la fascinazione per il regime di Putin; i Cinque Stelle l’inedito afflato con Pechino. Il mix fra populismo incompetente e nuova destra illiberale è letale. In pochi mesi l’Italia, membro del G7, fondatore dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica si trova a navigare in acque sempre più incerte, ma certamente di- stanti dalla tradizione occidentale, democratica e liberale. Il Governo inizia il proprio lavoro assestando più di un colpo allo stato di diritto (decreto sicurezza); alla credibilità e solidità della finanza pubblica (reddito di cittadinanza); alla sostenibilità del welfare (quota 100).
Ma il vero colpo da maestro vie- ne assestato il 23 marzo del 2018 quando, in occasione della visita di stato del premier cinese Xi-Jinping, l’Italia compie il primo vero strappo aderendo alla "Belt & Road Initiative", la nuova Via del- la Seta cinese, nell’incredulità di molte cancellerie occidentali. L’artefice del deal, il sottosegretario leghista Michele Geraci, raggiunge vette di lirismo anti-occidentale insperate quando, partecipando a una cena con Putin a Villa Madama, spiega come "le democrazie liberali abbiamo esaurito la loro forza attrattiva" e che l’Eurasia è il nuovo orizzonte geo-politico al quale deve guardare l’Italia.
Da lì in poi è tutta una spericolata discesa per demolire lo storico posizionamento geopolitico del nostro paese. I Cinque Stelle, che solo poco tempo prima avevano proposto di affidare all’Alleanza Bolivariana a trazione chavista (si, tutto vero) la mediazione della crisi in Libia, portano il Governo a schierarsi sul Venezuela con il dittatore Maduro insieme a Russia, Cina, Iran, Turchia e Siria. La nuova "linea" italiana non fa propriamente breccia in Europa e 24 paesi su 28 riconoscono invece Juan Guaidò come Presidente ad-Interim dello stato sudamericano.
Nel crescente confronto fra democrazia e autocrazie, l’Italia inizia la sua avventura nel campo dei regimi e delle dittature: dopo avere compiaciuto Putin, Xi Jinping e Maduro, non poteva mancare il satrapo Erdogan. L’Italia si schiera a Bruxelles contro il Gasdotto "EastMed", un progetto da 6 miliardi di Euro e 2.000 km di infrastrutture in grado di unire Israele, Cipro, Grecia con la nostra penisola per permettere al gas dei grandi giacimenti fra Israele e Cipro (Leviathan) di raggiungere l’Italia. Il gasdotto East-Med è strategico perché permetterà all’Italia di aumentare la propria diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, riducendo la dipendenza dal gas Russo e soprattutto creando un’alternativa più sicura al passaggio di molti oleodotti e gasdotti dalla Turchia di Erdogan, sempre più instabile, islamista, autoritaria e distante dall’Occidente.
Ma niente da fare, anche in questo caso i nostri eroi di fronte ad una scelta chiara non hanno dubbi: meglio Russia e Turchia del povero occidente. Pochi giorni dopo, sempre a Bruxelles, l’Italia non vota la normativa che prevede uno "screening" per proteggere i settori strategici europei dagli investimenti stranieri, in particolare quelli cinesi e poi di nuovo a Pechino il Conte-Avvocato del Popolo è l’unico leader europeo a partecipare al Forum della Via della Seta al quale non vengono negati due impor- tanti incontri bilaterali con i nuovi padroni ai quali accodarsi: Putin e Xi Jinping.
Per capire a fondo la weltanschauung anti-occidentale dei nostri eroi basta poi surfare fra i siti italiani di Sputnik e Russia Today, su l’Interesse Nazionale del nazi-maoista Diego Fusaro e sulla surreale e ultra-complottista Pandora TV dello scomparso Giulietto Chiesa, comunista e putiniano. Poi arriva finalmente l’estate con le follie del Papeete, la richiesta di pieni poteri di Salvini e la fine del Conte-Avvocato del Popolo.
Ed è esattamente in questo momento che si compie un vero miracolo laico: per salvare la Patria dal un possibile governo Salvini, il Partito Democratico rimane folgorato da un video surreale del comico di destra che non fa più ridere nessuno, nel quale farfuglia di riciclaggio dei rifiuti e camion a idrogeno. In pochi giorni, senza neppure lo streaming, nasce (5 settembre 2019) il secondo Governo Conte, quello del "Conte-riferimento importantissimo per tutta (sì, tutta ndr.) la cultura progressista italiana".
In molti tiriamo un sospiro di sollievo: il Pd avrà tanti difetti, ma è certamente europeista, atlanti- sta e certamente non è in odore di tradimento dell’occidente. La nomina, poi, di Paolo Gentiloni a Commissario europeo per l’Economia rappresenta un’ulteriore conferma di una scelta di campo chiara che conferma i pilastri tradizionali della politica estera italiana (questa scelta si rivelerà poi essere fin qui l’unico risultato positivo dell’esperimento giallorosso, ndr)
Il Segretario del Pd Nicola Zingaretti annuncia in quei giorni euforici la volontà di abolire i Decreti Sicurezza del Governo Conte-Av- vocato del Popolo e di introdurre se non lo Ius soli, almeno lo Ius Culturae.
I primi passi del Governo "Conte-riferimento di tutti i progressisti italiani", sono incerti e la coalizione è in via di assestamento: nasce Italia Viva, che permetterà a Renzi di far finta di stare all’op- posizione anche se governa e la leadership formale grillina (quella reale è sempre solidamente nella mani della Srl) passa al "gerarca minore" Vito Crimi", che da sotto- segretario all’Editoria del Governo "Conte-Avvocato del Popolo" si è battuto come un leone per far chiudere Radio Radicale (per fortuna senza riuscirci, ndr).
Poi iniziano diverse avvisaglie che creano le prime inquietudini: i Cinque Stelle, che durante il Governo "Conte-Avvocato del Popolo" sembravano timidi e perennemente oscurati da Salvini, ora dilagano e dettano l’agenda del Governo "Conte-riferimento di tutti i progressisti": le promesse di Zingaretti non si realizzano e al posto dell’abolizione dei Decreti Sicurezza e dell’introduzione dello Ius Soli, fioccano provvedimenti populisti che fanno rimpiangere anche il populismo del governo "Conte-Avvocato del Popolo": fra tutti l’inspiegabile riforma costituzionale con il taglio dei parlamentari.
Poi esplode la pandemia da Coronavirus e cadono gli ultimi freni inibitori. La confusione nel campo governativo è totale. Prima il negazionismo di #milanononsiferma, con il Sindaco Beppe Sala ritwittare in modo seriale l’orribile video dei brand della ristorazione milanese, che esalta il "vivere a ritmi impossibili" e invita per l’appunto a "non fermarsi mai"; poi il Sindaco di Firenze Dario Nardella che annuncia persino la gratuità dei musei per il secondo weekend di marzo. L’esorcismo prende il posto di scienza e politica.
Infine, il povero Zingaretti duramente colpito durante un’apericena.
Ma è di nuovo sul "fronte internazionale" che si osserva la capitolazione del Governo "Conte-riferimento di tutti i progressisti" nei confronti, di nuovo, di russi e cinesi, attivissimi in Italia durante la crisi pandemica per ottenere vantaggi nel proprio posizionamento geo-politico.
Le fabbriche russe di fake news sono di nuovo in azione a pieno ritmo per screditare l’occidente, facendolo apparire come debole e disorganizzato nel fronteggiare l’emergenza e la Cina si propone come leader globale nel contrasto della pandemia. Entrambe queste narrazioni trovano in Italia un terreno fertile.
L’incredibile missione militare russa nel nord Italia, concordato direttamente fra "Conte-riferimento di tutti i progressisti" e Vladimir Putin, permette poi ad un contingente militare russo, nutrito di agenti dell’intelligence del GRU, di poter scorrazzare liberamente per settimane in un paese Nato, utilizzando peraltro strutture militari della stessa Alleanza Atlantica (l’aeroporto di Pratica di Mare).
Come ha ben rilevato il rapporto del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) le influenze di Russia e Cina in Italia durante la Pandemia hanno assunto un carattere "infodemico", con una pluralità di azioni di propaganda tramite le reti televisive di stato russe (Sputnik e Russia Today), l’invasione di bot russi e cinesi sui social media per denunciare le inefficienze delle democrazie liberali nel contrastare il virus e proporre il modello autoritario euro-asiatico russo ed orientale cinese.
Il falso video "Grazie Cina", con i cittadini italiani che urlavano dai balconi ringraziamenti per gli aiuti cinesi, rilanciato dalla portavo- ce del ministro degli Esteri cinese Hua Chunyng è stato forse il culmine di una campagna durata settimane e legittimata dai continui ringraziamenti pubblici del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio per il materiale giunto dalla Cina, peraltro regolarmente pagato dallo stato italiano.
L’arroganza dei nuovi padroni ha avuto il suo culmine quando, in seguito alle puntuali inchieste di Iacopo Jacoboni su La Stampa, che ha raccontato i retroscena della missione militare ed espresso più di un dubbio sulla sua legittimità e sulle sue caratteristiche militari, il generale Igor Konashenkov, portavoce del Ministero della Difesa russo, ha duramente minacciato la stampa libera italiana affermando che "chi si scava la fossa, di solito ci cade dentro" ... A ricordarci che in teoria eravamo ancora un paese occidentale ci ha dovuto pensare la ceca Věra Jourová, numero 2 della Commissione europea, che nell’esprimere solidarietà alla stampa libera italiana ha sottolineato che «Libertà e indipendenza dei media sono nel Dna dell’Europa e delle democrazie».
E peggio del coronavirus c’è soltanto il virus del totalitarismo che rischia di lasciare segni ancora più profondi. Per averne conferma basta ascoltare alcuni degli esponenti del populismo a cinque stelle, pilastro del governo "Conte-riferimento di tutti i progressisti".
Alessandro Di Battista di rientro dall’Iran (sic) non ha perso l’occasione per declamare in piena pandemia che «un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia è anche merito del lavoro di Di Maio. La Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europee tale relazione».
Nonostante qualche timido tentativo del Ministro Di Maio di correggere la rotta sul 5G, in seguito alle forti pressioni dell’amministrazione Usa, la tentazione di importare il modello autoritario cinese a casa nostra è dunque un progetto e l’Italia sempre meno occidentale, una realtà.
Se poi scorriamo il blog di Beppe Grillo non è difficile scovare decine di editoriali/veline del regime di Pechino, nei quali si racconta come i campi di concentramento della minoranza uigura in Xinkiang siano in realtà dei luoghi di ricreazione e rieducazione e si magnifichino a più non posso i miracoli della nuova era cinese.
Il silenzio poi del governo italiano su Hong Kong ha rappresentato un’ulteriore
allontanarsi dalla solidarietà europea e occidentale sull’intera vicenda nel nome della "non ingerenza", triste paravento per tacere di fronte ai soprusi.
Ci chiedevamo all’inizio di questa riflessione se l’Italia fosse ancora un paese occidentale, ben consapevoli del fatto che non sarebbe la prima volta che rischiamo di finire dalla parte sbagliata della storia. La risposta al lettore.
Di certo non si può non rilevare una forte continuità fra il governo "Conte-Avvocato del Popolo" e il governo "Conte-Riferimento di tutti i Progressisti" sia sulle politiche di sicurezza e immigrazione che su politica estera e posizionamento geo-politico dell’Italia. E il voto di ieri sul rifinanziamento della Guardia Costiera Libica, incurante delle mille denunce inter- nazionali per le atrocità di cui si è resa responsabile, ne è l’ennesima conferma.
Non è ancora una dottrina, semmai si tratta al momento solo di un mix fra improvvisazione e molta attrazione per i regimi autoritari. Il risultato è però già evidente: l’Italia si sta allontanando dai pilastri fondamentali sui quali per 70 anni si è poggiata la propria politica estera.
Il confronto sempre più aperto fra "Democrazie" e "Autocrazie" costringerà i nostri storici alleati a chiedere presto conto delle scelte dell’Italia.
Gianni Vernetti