Dunque, l’Italia resterà in emergenza fino al 15 ottobre. Si teme una nuova pandemia, quindi bisogna ricorrere ai ripari e prevenire. Emergenza fino al 15 ottobre. Una parte della maggioranza storce la bocca, la destra insorge perché non ritiene che ci debba essere "un uomo solo al comando". In pratica, ritengono che il premier voglia tranquillamente "essere il padrone del vapore" per altri tre mesi. Salvini, battuto con 135 voti, insorge e chiama il presidente Mattarella. Giorgia Meloni parla di una deriva liberticida. Insomma, tanto per cambiare, è scontro violento tra le forze politiche. La verità è, con la scusa del virus, si continua a litigare dimenticando i tanti problemi che assillano il Paese. Così, il premier viene tacciato di essere "un dittatore". Da Palazzo Chigi si risponde che non è una questione di potere. Ma solo una richiesta (ottenuta dal Parlamento) per evitare che il Covid-19 torni ad essere protagonista.
La destra insiste: "Pensano solo alle poltrone, dimenticando le riforme sempre promesse, ma mai mantenute. Conte, però, ha vinto ancora una volta. Dimostrando che la sua arte della mediazione, a lui tanto cara, continua sempre a spuntarla. Comunque per ottenere la proroga dell’emergenza il presidente del Consiglio ha dovuto cedere accogliendo alcuni paletti.
Quali? Prima di tutto la questione migranti che sta montando in maniera pericolosa. Poi un certo ridimensionamento dei Dpcm, un acronimo che permette al premier di prendere provvedimenti senza il placet del Parlamento. Non basta. Ecco perché l’opposizione tuona e vuol far intervenire il Capo dello Stato come ha già fatto altre volte senza raggiungere i suoi propositi. "Secondo voi escluderci dal dibattito per conseguire le riforme vi sembra democratico?" Il virus, in tutti i modi, non si è placato. Ci sono nuovi focolai in Germania e Spagna che preoccupano non poco. Questa è la principale ragione per cui Palazzo Chigi ha voluto la proroga dell’emergenza, pur se tra i virologi non c’è sempre unanimità di giudizio.
"Chi è al vertice pensi più alle riforme che alle poltrone". Il riferimento, anche se non è esplicito, riguarda il Colle. Si vota nel 2022, ma le proposte, e soprattutto gli inciuci la fanno da padrone. In questo contesto non proprio esaltante si inserisce e si inasprisce la "guerra dei migranti". Qui non c’è più differenza fra destra e sinistra. Divampa il tutto contro tutti, tanto è vero che i sindaci del Pd respingono la gravissima accusa di essere razzisti. Gridano a piena voce: "Basta con la retorica dell’accogliamoli tutti. E’ un reato. Sfidiamo chi ci considera simili ai fascisti. E vicinissimi alle posizioni di Salvini che aveva chiuso i porti". Si ricorda, badate bene, l’intervento di Prodi nel 1997. L’invasione degli albanesi fu respinta con l’intervento della Marina. Non si può considerare il "professore" un uomo di destra, a meno che dobbiamo rinunciare a capire la politica. Abolire i verbi al futuro, questo è l’imperativo categorico. Il che significa che è necessario affrontare e risolvere il sacrosanto problema delle riforme. Ma dalla Camera e dal Senato pare che non sentano da questo orecchio. Si naviga a vista, mentre dalla Sicilia sconvolta dalla emigrazione arriva un avvertimento ironico: "Va bene prorogare l’emergenza. Perché allora "chiudere" il Paese e aprire al pubblico gli stadi? Forse il calcio gode di privilegi?"
Bruno Tucci