Donald Trump? "È come Nerone che suonava mentre Roma era in fiamme". Nelle parole di Bernie Sanders c'è tutto il senso del primo giorno della convention del partito democratico che si concluderà domani con l'incoronazione ufficiale di Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca: attaccare il presidente a 360 gradi, aprire un conflitto elettorale su vasta scala in vista del voto del 3 novembre in nome di un'America.
Una sequenza di interventi, al congresso virtuale dei dem (ossia privato del pubblico a causa della pandemia da coronavirus, costruito come uno show televisivo), volti a dimostrare che se l'ex tycoon non sarà fatto sloggiare dal- lo Studio Ovale "le cose potranno diventare ancora più tremende", come ha scandito Michelle Obama, la vera star del primo giorno di lavori, aggiungendo che "se abbiamo una speranza di mettere fine a questo caso, dobbiamo votare per Joe Biden", perché "ne dipendono le nostre vite". C'è da dire che è stato uno show inconsueto nella lunga tradizione degli spettacolari congressi di partito americani: organizzata virtualmente, la convention - non a caso condotta dall'attrice Eva Longoria - era privo di applausi, risate, grida e le normali interazioni tra pubblico e oratori. Tanto più forti, dunque, l'intensità e la determinazione degli attacchi: "Trump ha messo la nostra vita a rischio, ha attaccato gli scienziati, non ha messo a disposizione mascherine e protezioni per i nostri medici e infermieri. Le sue azioni hanno diffuso la pandemia", ha esclamato Sanders, riferendosi alla gestione trumpiana del coronavirus negli Stati Uniti.
Ma non è solo questo, aggiunge l'ex candidato 'socialista' alle primarie dem, beniamo dell'ala più liberal del partito. "È in gioco il futuro della nostra democrazia, dell'economia, è in gioco il futuro del Pianeta", insiste Bernie, richiamando alla necessità di ricostruire l'unità del Paese contro le "divisioni" a suo dire alimentate dal presidente. Il compito del capofila liberal non è facile: convincere la sinistra del partito, a dir poco tiepida nei confronti di Biden, a non fare mancare il proprio voto. L'argomento è sempre quello: Trump, dice Sanders, "è un incapace che porta il Paese verso l'autoritarismo". E infine: "Ne va della sopravvivenza della democrazia nel nostro Paese".
Non solo democratici, però, alla festa dei democratici. Uno dei discorsi più commentati sui social è stato quello dell'ex governatore dell'Ohio, John Kasich: "Quel che è successo in questi anni è stato drammatico: Trump ha tradito tutti i valori conservatori", ha scandito il repubblicano, con l'intento di fare breccia anche nei dubbi dell'elettorato moderato, quello che potrebbe sentirsi inquieto di fronte al ticket composto da Biden e da Kamala Harris, la quale in caso di elezioni potrebbe diventare la prima vicepresidente nera della storia degli Stati Uniti. È il mondo conservatore che Kasich cerca di convincere che "l'America è a un bivio" e che "la posta in gioco in queste elezioni è più grande di qualsiasi altra nei tempi moderni". Qualcosa che, a suo dire, va ben oltre la classica contrapposizione tra destra e sinistra.
Ecco allora prendere forma l'altro grande mantra della convention democratica: la coesione versus la divisione, l'unità del Paese contro la disgregazione. "Abbiamo bisogno di un leader buono come il nostro popolo, un leader che possa unificare, non dividere", incede dunque il governatore di New York, Andrew Cuomo, al quale nei giorni più acuti del coronavirus nella Grande Mela era stato attribuito quasi un profilo da "anti-Trump". Secondo Cuomo, è Joe Biden colui "che può risanare l'anima dell'America, ed è esattamente ciò di cui il nostro Paese ha bisogno oggi".
Negli interventi si sono ovviamente anche ripetute le critiche a Trump per quello che riguarda i suoi continui attacchi al voto postale - che a suo dire potrebbero porta- re ad una manipolazione del voto - nonché al modo in cui sono state gestite le proteste antirazziste dopo l'uccisione di George Floyd: al quale la convention ha dedicato un minuto di silenzio.
C'è da scommettere che le prossime giornate del congresso non saranno da meno. Sarà l'ex presidente Barack Obama a tenere il discorso più atteso. Tra gli altri interventi, sono previsti quelli di Bill e Hillary Clinton e ovviamente quello della vicepresidente 'in pectore' Kamala Harris. Domani, collegato dal Delaware, sarà Biden a tenere il suo discorso di accettazione della nomination. Ma è solo l'inizio della lunga guerra elettorale.