Un pacchetto organico di riforme costituzionali per introdurre il "bicameralismo razionalizzato" offerto come ramoscello d’ulivo alle opposizioni per avviare il confronto in Parlamento. Ma anche una grande mobilitazione popolare, che passa per la raccolta firme su Change.Org e l’attivazione dei circoli su base locale, nonché per il coinvolgimento di costituzionalisti e mondo della cultura, con l’obiettivo di riformare nei prossimi due anni e mezzo l’architettura istituzionale italiana come si sogna invano da quarant’anni. Ha il dolce sapore della rivincita la conferenza stampa con cui il segretario del Pd Nicola Zingaretti e tutto il suo stato maggiore – il ministro Dario Franceschini, il vicesegretario Andrea Orlando, il capogruppo alla Camera Graziano Delrio, la responsabile Riforme Roberta Pinotti e i due "operativi" Dario Parrini e Stefano Ceccanti – battezzano ufficialmente la proposta di legge costituzionale consequenziale alla vittoria del Sì al referendum di settembre.
"Apriamo il cantiere istituzionale - annuncia Zingaretti – E proponiamo alle opposizioni di confrontarci per costruire un fronte riformatore. Il Sì al referendum non ha il sapore dell’anti-politica ma della voglia di cambiamento". Un ampio percorso da cui è lasciata volutamente fuori la ben più spinosa legge elettorale, su cui Zingaretti si limita ad avvisare: "La soglia del 5% per me non è discutibile, è figlia di mesi di confronto politico su una legge proporzionale che contiene forti correttivi maggioritari. È una delle condizioni per andare avanti". Una doccia fredda per renziani e Leu. Quanto alle preferenze, non sono il male assoluto che qualcuno dipinge, ma meglio il vecchio Provincellum, che unisce i collegi al riparto proporzionale al 5%. Anche Franceschini invita tutti ad approfittare del nuovo clima: "Usiamo il resto della legislatura per riforme utili a chiunque vincerà le prossime elezioni".
Ma accordarsi su un sistema elettorale sarà arduo, e al Nazareno ne sono consapevoli, tanto che il tema resta sullo sfondo come contenuti e tempistica. Senza riuscire a impedire che il solo accenno al proporzionale provochi la reazione dura di Matteo Salvini: "Il proporzionale è il pantano, il fango, il passato, sono i ricattini". La "fase 2" della segreteria Zingaretti, rafforzata dal 3-3 alle Regionali e decisa a intestarsi il "Sì riformista" al taglio dei parlamentari, è partita ieri mattina al Nazareno con l’apertura del "cantiere istituzionale". L’ex ministro della difesa Pinotti delinea il quadro complessivo: "Il progetto punta a rafforzare la stabilità del governo, tramite il meccanismo della sfiducia costruttiva, e a valorizzare il Parlamento in seduta comune differenziando invece funzioni e composizione delle due Camere". Un punto di partenza con l’auspicio che "diventi elemento di condivisione non solo nella maggioranza".
Del resto, puntualizza Zingaretti, Silvio Berlusconi si è già detto disponibile al confronto mentre da Giorgia Meloni e Matteo Salvini "non sono arrivate chiusure pregiudiziali". Tocca a Parrini, presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio, riassumere i connotati del "suo" testo: l’introduzione di consiglieri regionali-senatori nonché l’attribuzione al Senato di poteri esclusivi ad esempio di inchiesta da un lato; l’ultima parola sulle leggi ordinarie invece alla Camera dall’altro; più il forte ruolo del Parlamento in seduta comune che scenderà da 945 a 600 membri; infine la sfiducia costruttiva mutuata da Germania e Spagna, e il potere di revoca dei singoli ministri.
Delrio mette l’accento sul fatto che la sforbiciata dei parlamentari – frutto dell’accordo di governo – sarà seguita da una serie di riforme che aumenteranno la centralità del Parlamento e la rappresentanza territoriale, dall’abbassamento della soglia di elettorato attivo per il Senato con il voto ai 18enni alla legge Fornaro: "Provvedimenti già incardinati, il pacchetto complessivo va avanti, i contrappesi richiesti ci sono". Poi una stoccata a Beppe Grillo: "Qualcuno parla della democrazia rappresentativa come di un inciampo, per noi va rafforzata". Ceccanti dipinge il Parlamento "uno e trino" tra seduta comune e specializzazione delle due Camere. Anche Orlando punta a superare la "retorica anti-casta": "Il sistema deve funzionare, va ammodernato".