Per frenare l'impennata dei casi di coronavirus in Uruguay il governo ha adottato una serie di misure che prevedono, tra le altre cose, la chiusura anticipata dei bar e ristoranti a mezzanotte. Le restrizioni sono entrate in vigore ieri e resteranno valide per 17 giorni. L'obiettivo è quello di evitare che il paese entri nella zona arancione -in base ai parametri dell'Università di Harvard- entro la fine dell'anno, in un periodo molto delicato in quanto abbondano le riunioni e le feste a cui seguiranno le vacanze estive.
Al di là degli aspetti sanitari la chiusura anticipata dei locali può rappresentare un nuovo duro colpo per un settore che sta attraversando già una grave crisi come ha denunciato in un comunicato l'associazione di categoria Cambadu (Centro de Almaceneros Minoristas, Baristas, Autoservicistas y Afines del Uruguay): "Chiediamo ai leader di questo paese di comprendere la situazione che sta affrontando il settore gastronomico e di fare uno sforzo per proteggere un settore che vive un'estrema fragilità". Sono due, nello specifico, le richieste presentate dai rappresentanti dell'associazione al mondo politico: "Al governo nazionale chiediamo di accelerare l'approvazione dei due progetti di legge presentati da Cambadu, ai governi municipali chiediamo invece che venga esonerato l'uso dei tavoli nella via pubblica per ampliare gli spazi aperti". "Le imprese gastronomiche" -conclude il comunicato- "sono state fortemente colpite dalla pandemia ma non hanno ricevuto misure di sostegno specifiche, né dalle autorità nazionali né dai dipartimenti".
La chiusura anticipata colpisce in mondo molto diverso ristoranti e bar come si evince dalle dichiarazioni degli italiani attivi nel settore con i secondi che si apprestano a pagare conseguenze peggiori rispetto ai primi.
"Credo che questa nuova risoluzione non ci danneggerà più di tanto dato che a mezzanotte le persone hanno già cenato e al limite non si potranno fermare tanto dopo cena. Vediamo cosa succederà e se queste misure serviranno, speriamo bene comunque" dice Antonio Guida, napoletano, titolare del Ristorante Mediterraneo nel quartiere Palermo a Montevideo.
Un commento simile è quello del vicentino Nicola Refosco della pizzeria Il Trancio d'Italia al Parque Rodó: "Noi abbiamo sempre chiuso a mezzanotte, quindi non ci cambia molto. Le restrizioni colpiranno più duramente i bar, per la ristorazione non credo che ci saranno grosse conseguenze. Forse le persone anticiperanno l'orario di cena per poi poter uscire".
Coincide anche Anthony Monsorno, trentino, titolare della pizzeria Sapori d'Italia nella zona di Pocitos: "Per il momento queste limitazioni non ci riguardano dato che alle 23:3O finiamo di lavorare. Personalmente mi sembra una buona cosa, attualmente necessaria. Spero che la gente afferri il concetto e dia gravità alla cosa, senza il bisogno che si arrivi a una situazione più scomoda".
Un caso molto diverso è invece quello dei bar come testimonia Gunnar Molina, barman milanese recentemente vincitore per rappresentare l'Uruguay al Bacardi Legacy che attualmente lavora presso Misión Comedor: "I bar perderanno un paio di ore di incassi che in questo periodo di difficoltà può dire tanto. Allo stesso tempo, però, questa misura può essere l'occasione per recuperare e inventare nuove idee. Credo che sia una scelta dolorosa ma giusta e lo dico anche se va contro i miei interessi. Ci sono bar che rispettano i protocolli e quelli che invece stanno infrangendo le regole. Visto l'aumento dei contagi è necessario fare qualcosa subito sperando che queste due settimane possano servire e che la gente finalmente capisca la gravità del problema".
di Matteo Forciniti