"Troppo pochi", "un fatto grave", "uno schiaffo in faccia a tutti gli italiani". La notizia che nel Recovery plan per la Sanità sono stati previsti 9 miliardi sta sollevando proteste e polemiche. Diverse le reazioni contrarie alla scelta che, a quel che è dato sapere, ha scontentato prima di tutto il ministro della Salute, Roberto Speranza.
"Spiace considerare che a un settore così vitale, specie in questo momento, come quello sanitario non sia stata riservata la centralità che meriterebbe. Va bene un finanziamento generale, ma le disuguaglianze che esistono sul fronte della sanità tra le varie regioni resteranno invariate", spiega Filippo Anelli.
Per il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, "9 miliardi non sono una somma trascurabile, ma non sono tantissimi". Specie se si considerano "i tagli inferti alla sanità dalle Regioni negli ultimi vent'anni".
Sforbiciate che hanno reso ancora più profonde le distanze tra i sistemi sanitari dei vari territori "per cui oggi tra quello della Puglia e quello dell'Emilia Romagna, ad esempio, c'è una differenza di ventimila operatori sanitari". Quello che serve davvero, quindi, oltre i 9 miliardi "che comunque spero siano distribuiti in maniera uguale per tutti ovviamente sulla base alla popolazione" è un fondo ad hoc per colmare il divario tra le varie parti d'Italia aggravato dalla pandemia in corso".
Anche il segretario generale della Fials, Giuseppe Carbone, ha sottolineato la necessità di "una revisione strutturale del Servizio sanitario regionale" e di "risorse per un piano straordinario di assunzioni e per valorizzare gli infermieri e le professioni sanitarie". Indice puntato contro i tagli lineari degli ultimi dieci anni che hanno portato al blocco del turn over e a un depauperamento progressivo dell'offerta, come ha messo in evidenza - si pensi al numero dei posti letto e agli organici ridotti all'osso - la pandemia.
Quanto al Recovery plan, prevedere per la sanità 9 miliardi su un totale di 196 è "uno schiaffo agli operatori sanitari e agli italiani stessi", "è offensivo per gli operatori sanitari, dopo tutto quello che hanno fatto e continuano a fare per lottare contro questo virus", ha aggiunto Carbone augurandosi che lo stanziamento venga rivisto al più presto, a meno che non abbiano deciso di avvalersi del Mes".
Sul Fondo salva-Stati concentra l'attenzione l'Associazione dei medici e dirigenti sanitari italiani Anaao Assomed, ricordando, in una nota diffusa stamattina, di aver chiesto "da subito, ma invano, i 37 mld del Mes, temendo che nella ripartizione del fondo generale la sanità pubblica avrebbe fatto, tra tanti vasi di ferro, il vaso di coccio, cui destinare le briciole, se non gli avanzi". Sul Recovery plan - ″È un fatto grave che nel piano si preveda di destinare alla sanità appena il 4,3% delle risorse del programma europeo Next Generation" - la bocciatura è netta.
Per l'Anaao "il Governo non ha la percezione di quanto sta accadendo negli ospedali, della stanchezza, dello stress fisico e psichico, dell'angoscia e della frustrazione che accompagnano il triste corteo delle morti. Né ha a cuore le insopportabili attese dei cittadini malati di altro, spinti nelle braccia di un privato che si va riorganizzando come pilastro paritario. Se questa è l'attenzione, politica ed economica, che il Governo riserva alla sanità pubblica e ai suoi operatori, non resisteremo né alla seconda né alla terza ondata della tremenda sfida imposta dalla pandemia".
E dunque, conclude l'Anaao "se vogliamo tutelare la salute come 'fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività' come recita la Costituzione non è possibile prescindere, come proposto dal Ministro Speranza in una recente audizione alla Commissione Sanità del Senato, da un consistente incremento delle risorse, senza il quale il futuro di un Servizio sanitario pubblico e nazionale, e con esso il destino del diritto alla salute di tutti i cittadini, non esiste".