Come un fiume in piena, nell'ultima conferenza stampa dell'anno, il premier Giuseppe Conte ha mostrato la sua personale "ricetta" per scongiurare quella che da più parti viene etichettata come una sempre più imminente crisi di governo voluta e provocata dalla componente renziana.
SUBITO LA VERIFICA DI MAGGIORANZA
"E' urgente fare una sintesi politica" ed occorre farlo il "prima possibile attraverso una verifica di maggioranza" ha esordito l'inquilino di palazzo Chigi, rivolgendosi simbolicamente ai partiti della maggioranza: "Non possiamo permetterci di galleggiare, ma dobbiamo assumerci le nostre responsabilità" ha insistito. E sul Recovery plan ha poi precisato che "un Cdm dedicato sarà convocato "nei primi giorni di gennaio".

IL PREMIER NON SFIDA NESSUNO
"Il premier non sfida nessuno, ha la responsabilità di una sintesi politica e di un programma di governo" ci ha poi tenuto a precisare il capo dell'esecutivo. "Per rafforzare la fiducia e la credibilità del governo e della classe politica bisogna agire con trasparenza e confrontarsi in modo franco. Il passaggio parlamentare è fondamentale. Finché ci sarò io ci saranno sempre passaggi chiari, franchi, dove tutti i cittadini potranno partecipare e i protagonisti si assumeranno le rispettive responsabilità" ha quindi aggiunto.

NO A ULTIMATUM IN POLITICA
Un istante dopo, quasi a contraddirsi, ecco la stilettata rifilata a Matteo Renzi che da giorni sta muovendo critiche al suo operato. "Ci sono due aspetti che non riesco a fare miei: uno sono gli ultimatum, che non appartengono al mio bagaglio culturale e politico. Credo che sia stato nell'ultimo discorso di Aldo Moro, e vorrei sottolineare le sue belle parole: gli ultimatum non sono ammissibili in politica, perché hanno il significato di far precipitare le cose e impedire di raggiungere soluzioni positive. Io sono per un dialogo, per il confronto, per trovare una sintesi superiore" ha rilanciato Conte.

CRISI? NON MI METTO IN QUESTI SCENARI
E a proposito della crisi di governo da più parti evocata, il premier ci ha tenuto a sgomberare il campo dagli equivoci: "io in questi scenari non mi ci metto. Se verrà meno la fiducia da parte di una forza di maggioranza, ci sarà un passaggio parlamentare dove ognuno si assumerà le proprie responsabilità" ha chiosato. "Non voglio credere che in uno scenario simile (pandemia Covid, ndr) si arrivi a una situazione del genere, vale a dire alla crisi. E' chiaro, però, che non si può governare senza la coesione delle forze di maggioranza, in tal caso si può solo vivacchiare" ha quindi puntualizzato.

RIMPASTO? MAI PENSATO MA VEDREMO
Rispondendo poi a una domanda su un eventuale rimpasto, Conte ha invece rilanciato: "Io lavoro con le forze di maggioranza, non ho mai pensato di far squadra da solo. Se verrà posto il problema, se ne discuterà per cercare risposte funzionali che aiutino l'interesse nazionale. Io sono disponibile nel perimetro di soluzioni che aiutino l'interesse nazionale".

RECOVERY? MAI DETTO CHE VA TUTTO BENE
Per quanto concerne invece il "Recovery", il presidente del Consiglio è stato lapidario: "Non ho mai detto che va tutto bene. Non abbiamo ancora il documento finale, non abbiamo ancora la governance. Non va tutto bene. Dobbiamo affrettarci. Dobbiamo correre, abbiamo una grande responsabilità".  "C'è una riservatezza riguardo certi progetti, ne sono arrivati oltre 600. Tutti i ministri, anche quelli di Italia Viva, hanno lavorato per dare il loro contributo", ha affermato riguardo i tempi lunghi del piano di aiuti europeo.

DOBBIAMO ELABORARE UN CRONOPROGRAMMA
"Fare un progetto non significa solo scrivere un titolo. Ogni progetto è di centinaia di pagine. Per il Recovery fund, dobbiamo elaborare un cronoprogramma. Quello che sino a qui è mancato è la sintesi politica finale, dove è giusto che ciascuna forza politica esprima la sua visione nella selezione finale e nella distribuzione finale delle risorse" ha aggiunto il premier. "Bisogna scegliere. Secondo me 52-54 progetti sono ancora troppo numerosi. Bisogna concentrare ancora di più le risorse a disposizione su quei progetti che hanno attitudine a trasformare definitivamente nostro Paese" ha rimarcato ancora.

SIGNIFICATIVI INVESTIMENTI PER IL SUD
E sempre a proposito di Recovery, nel piano, ha rivelato il presidente del Consiglio "ci sono significavi investimenti nel Mezzogiorno, sull'Alta velocità Napoli-Bari, sulle dorsali, sulla Palermo-Catania-Messina, e ancora l'Agritech a Napoli e un'altra serie di investimenti capillari". "Ed altri - ha aggiunto - ce ne saranno sulla povertà educativa, e quelli nel digitale su cui si investirà prepotentemente al Sud".

VACCINI, PRESTO 2 MILIONI DI DOSI IN ITALIA
Conte si è anche concentrato sulla questione relativa alla campagna di vaccinazione anti Covid ormai in atto. "Entro gennaio - ha detto. dovremo avere 2milioni 350mila vaccini in Italia: oltre a quello di Pfizer arriverà anche quello di Moderna, perché l'Ema dovrebbe pronunciarsi entro i primi di gennaio". Poi ha precisato: "Il vaccino, io stesso lo farei subito, ma cerchiamo di rispettare le priorità". I primi veri risultati dell'arrivo del vaccino si avranno comunque "a primavera inoltrata", ha affermato ancora il premier, precisando che "i primi risultati veri si avranno, a detta degli esperti, quando avremo vaccinato 10/15 milioni di cittadini e non credo avverrà prima di aprile. Allora si concluderà la fase 1".

ANCHE TERAPIE MONOCLONALI
Non solo vaccini però. Dobbiamo "confidare che nel giro di un po' di settimane si consolideranno pure le terapie monoclonali certificate dalle autorità competenti che saranno molto efficaci" ha quindi aggiunto l'inquilino di palazzo Chigi. "L'Italia - ha proseguito - non è seconda a nessuno nella ricerca ed esprime un livello di eccellenza. So che Toscana Life Science e il professor Rappuoli a Siena sono in fase molto avanzata per gli anticorpi che in qualche modo neutralizzano l'efficacia del virus".

NON VALUTIAMO OBBLIGO DI VACCINAZIONE
Conte ha quindi "escluso" la possibilità di rendere obbligatoria la vaccinazione. "Confidiamo di poter avere una buona percentuale di popolazione su base facoltativa", ha rivelato. Tra le proposte sul tavolo, ha spiegato c'è quella di permettere, a chi si è vaccinato, di avere "una abilitazione di maggiore mobilità". Subito dopo, il premier ha lanciato un appello: "Io chiedo a tutti uno sforzo, mettiamo da parte le ideologie e le reazioni emotive, compiamo un atto di solidarietà verso tutta la comunità nazionale. Sottoponiamoci al vaccino".

VACCINI? ITALIA SEGUE CONTRATTO UE
E a proposito del quantitativo di vaccini
: perché l'Italia non si è assicurata più dosi come ha fatto la Germania? è stato chiesto a Conte. "Italia, Francia, Germania e Olanda sono stati i primi Paesi che in modo sintonico si sono mossi per l'alleanza per i vaccini, dopo aver già preso contatti con le ditte. Abbiamo consegnato la palla ala commissione Ue. E' stata una scelta politica" ha risposto. "L'Italia non ha tentato di assicurarsi altre commesse perché le dosi contrattualmente negoziate sono centinaia di milioni. E poi L'Italia non l'ha fatto perché all'articolo 7 del contratto della Commissione europea c'è il divieto di approvvigionarsi a livello bilaterale".

"STATO DI EMERGENZA? FINCHE' NECESSARIO
Nel corso dell'incontro con la stampa, il capo dell'esecutivo ha anche annunciato che lo stato di emergenza per la pandemia sarà "prorogato sino a quando sarà necessario mantenere i presidi di protezione civile e tutti i presidi che ci consentono di gestire l'emergenza, dando poteri ai soggetti attuatori". "Non significa - ha precisato - che facciamo saltare l'assetto costituzionale ma applichiamo questa norma necessaria per eventi una tantum come sismi e alluvioni. Questo evento è imprevedibile, mutevole, che si dipana continuamente. Dovremo accompagnarlo con la proroga dello stato di emergenza".

SCUOLA, SPERIAMO RIPARTENZA IL 7 GENNAIO
Il leader della maggioranza giallorossa si è anche soffermato sul capitolo della riapertura delle scuole superiori: "Auspico che il 7 gennaio le scuole secondarie di secondo grado possano ripartire con una didattica integrata mista almeno al 50% in presenza, nel segno della responsabilità, senza mettere a rischio le comunità scolastiche. Se, come mi dicono, i tavoli delle prefetture, hanno lavorato in modo efficace, potremo ripartire quantomeno col 50%" ha spiegato.

ORARI DI UFFICI PUBBLICI E SCUOLE
"Abbiamo approfittato di dicembre per un ulteriore passo avanti, in una logica di massima flessibilità" ha precisato ancora il presidente del Consiglio. Abbiamo coinvolto i prefetti, con tutte le autorità coinvolte, per una sintesi. Abbiamo compreso che il sistema è così integrato che non è possibile decongestionare i flussi attorno alla scuola, anche per il trasporto pubblico locale, se non si integrano i comparti diversi". "Le prefetture - ha rimarcato - hanno avuto il compito di coordinare soluzioni flessibili, da valutare paese per paese, scuola per scuola. C'è stata disponibilità a differenziare gli orari di ingresso anche negli uffici pubblici".

COSI' SULL'EMERGENZA LAVORO
Giuseppe Conte ha poi affrontato l'argomento lavoro: "Il ministro Catalfo, con sindacati e forze sociali, sta già lavorando allo scenario che dovremo affrontare dopo marzo con la fine del blocco dei licenziamenti. E' uno scenario molto preoccupante. Abbiamo costruito una cintura di protezione sociale che più o meno sta funzionando, ha scongiurato il licenziamento per 600mila persone". Ma, ha aggiunto ancora "dobbiamo lavorare alla riforma e riordino degli ammortizzatori sociali e rendere più incisive le politiche attive del lavoro. Dovremo lavorare per non farci trovare impreparati".

REDDITO CITTADINANZA? SI PUO' MIGLIORARE
E a proposito di emergenza lavoro e welfare: "sono molto soddisfatto del Reddito di cittadinanza - ha ammesso Conte -: ci sono 2,8 milioni di beneficiari e l'impatto sulla povertà c'è. Se si guarda l'indice di Gini che misura la concentrazione del reddito, è dello 0,7%". "In un Paese che ha come obiettivo l'inclusione sociale, non solo la modernizzazione, è chiaro che non si può lasciare ai margini persone che non possono comprarsi i mezzi di sostentamento. Lo possiamo migliorare, ma questa è un'altra prospettiva, per agganciare meglio il meccanismo di ricerca del lavoro" ha ribadito.

CRISI LIBICA: ITALIA NON ARRETRA
Infine, nel suo intervento, il presidente del Consiglio ha toccato anche argomenti di politica estera come, ad esempio, la crisi libica: "Mai dismesso la costante attenzione verso questo dossier, superando logiche militari e interferenze esterne nel quadro del processo di Berlino che si sta dipanando sotto l'egida dell'Onu". Si tratta di "un processo fragile ma gli obiettivi sono chiari e l'Italia non arretrerà mai sull'obiettivo di una Libia indipendente e libera da interferenze esterne. Non è con le offensive militari che si risolvono i problemi" ha concluso Conte.