Il destino del premier Giuseppe Conte e del suo Governo giallorosso, nonostante la fiducia ottenuta in entrambi i rami del Parlamento, è ancora incerto. Come sappiamo, si è trattato di una fiducia risicata al Senato, sofferta e resasi possibile soltanto grazie ai senatori a vita e al salto della quaglia di due forzisti, Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, oltre all'ormai celebre Lello Ciampolillo.
Infatti, Conte e i giallorossi si sono presi un po' di tempo, non si capisce se cinque giorni o addirittura due settimane, per tentare di allargare ed irrobustire una maggioranza ancora troppo precaria. Si stanno rendendo conto, magari grazie anche a qualche probabile suggerimento del capo dello Stato, Sergio Mattarella, di avere le ali tarpate con l'attuale equilibrio e di non poter materialmente fare nulla, soprattutto nelle commissioni parlamentari, dove i renziani di Italia Viva possono sbarrare la strada al Governo in tutta tranquillità. Quindi, si sta sondando la disponibilità di ulteriori potenziali atleti del trasformismo, poiché la minaccia del voto anticipato può spaventare molti e la lusinga di qualche posto di potere o sottopotere può far cedere tanti, ma non è detto che questa nuova ricerca di sedicenti responsabili abbia successo.
È a dir poco scandaloso che si conceda ancora del tempo a Giuseppe Conte, il quale si sarebbe dovuto dimettere subito dopo il voto di fiducia del Senato che ha reso palese l'inconsistenza della maggioranza giallorossa, ma ormai la sfacciataggine e l'arroganza di certa politica hanno superato in Italia il livello di guardia. Il primo ad avere la faccia di tolla è proprio il presidente del Consiglio il quale, dopo essere stato premier con due o quasi tre maggioranze diverse, ha anche indossato finora più di una uniforme ideologica. Sovranista ed estimatore di Donald Trump ai tempi del Governo gialloverde con Matteo Salvini, recentemente si è scoperto invece europeista. In qualche occasione ha assicurato di essere sempre stato un uomo di sinistra, ma la sua ambizione sarebbe quella di creare un partito di centro. Oltre alle tante casacche indossate con disinvoltura, ha fatto discutere l'ultimo appello di Giuseppe Conte ai liberali, ai popolari e ai socialisti, finalizzato ad attirare a sé, per la sopravvivenza di questo esecutivo, i cosiddetti "costruttori".
Qualche commentatore si è spinto ad affermare come anche Silvio Berlusconi, durante i suoi anni da premier, si richiamasse alle suddette culture politiche, ma il paragone è davvero fuori luogo. Al di là degli alti e bassi del berlusconismo, il Cavaliere si richiamava a Luigi Einaudi, Don Luigi Sturzo e all'epoca craxiana, perché Forza Italia vide la luce grazie al contributo di esponenti del mondo liberale e di diversi ex-appartenenti alla Democrazia Cristiana e al Partito Socialista. Giuseppe Conte, oltre al feeling con il Movimento 5 Stelle, non pare avere legami con quelle storie. Qui, su L'Opinione delle Libertà, siamo maggiormente affezionati, per ovvie ragioni, al liberalismo e ai liberali, quindi ci sia consentito di sottolineare come il premier e tutta la classe politica giallorossa abbiano legami con il liberalismo così come i cavoli con la merenda.
Conte e certi ministri come Roberto Speranza, Francesco Boccia e Alfonso Bonafede, hanno ben poco da spartire con tutte le varianti e le interpretazioni del pensiero liberale, e persino con quelle forme di liberalismo sociale più spostate a sinistra. Un liberale, capace di essere tale di fatto e non soltanto attraverso denominazioni fuorvianti e sigle partitiche, anche in un periodo difficile come l'attuale, cerca sempre l'equilibrio fra la libertà e la dignità dell'individuo e la tutela della salute. Riduce ogni tipo di restrizione e divieto al minimo indispensabile ed evita di complicare la vita al cittadino per celare peraltro le proprie mancanze. In un frangente storico come questo, pensa a chi è malato o rischia di ammalarsi, ma non dimentica il sano che deve poter continuare a lavorare e produrre. In buona sostanza, un liberale autentico farebbe esattamente il contrario di quanto ha fatto il Governo italiano dall'inizio della pandemia ad oggi.
di Roberto Penna