A chi vanno dati gli anticorpi monoclonali? Ai fragilissimi, ovvero coloro che hanno un sistema immunitario debole e quindi dove il Covid colpisce in maniera più aggressiva.
Quando vanno dati? Nei primi giorni (massimo 3) dell'infezione, altrimenti non servono a nulla. Questo perché gli anticorpi monoclonali non prevengono l'infezione del Covid, ma ne bloccano il processo di sviluppo.
E quanto costano gli anticorpi monoclonali? Tanto, tantissimo. Hanno un costo di mille euro a dose, ma per fortuna in Italia li paga lo Stato e non il paziente. Per fare un esempio, negli Stati Uniti il costo è invece a carico del paziente e non tutti possono permettersi di sostenere la spesa.
Diventati celebri soprattutto per aver "salvato" il presidente americano Donald Trump dal Covid, gli anticorpi monoclonali sono in grado di attivare il sistema immunitariocontro il coronavirus Sars-CoV-2 e di prevenire le forme più gravi. Sono però indicati in una fase precoce della malattia, mentre nei pazienti più gravi hanno dimostrato di non essere efficaci.
L'Aifa ha pubblicato il 22 gennaio scorso il bando per lo studio clinico sui monoclonali e l'Agenzia europea dei medicinali ne ha avviato l'esame con procedura accelerata. Lo stesso presidente Aifa Giorgio Palù li aveva già definiti dei "salvavita" sottolineando come "sulla loro efficacia ci sono fior di studi e nessuna controindicazione".
Il nodo varianti: anticorpi monoclonali inefficaci? - Intanto, però, una presa di posizione degli scienziati britannici pare smorzare gli entusiasmi: gli esperti rilevano infatti come tali terapie stiano fallendo contro le varianti del virus SarsCov2, come quelle emerse in Sud Africa e Brasile. Secondo gli scienziati britannici, le terapie con monoclonali delle tre principali aziende produttrici (Regeneron, Eli Lilly e GlaxoSmithKline) "falliscono contro una o più delle varianti di SarsCov2".
Da parte sua la Eli Lelly precisa che un recente studio del Fred Hutchinson Cancer Research afferma che non si può concludere che gli anticorpi monoclonali non proteggano dalle varianti. Ciascuno può avere una minore efficacia su una variante specifica, ma tale ipotesi deve però essere testata negli studi. Inoltre, rileva, si sta puntando anche sulle combinazioni di monoclonali che parrebbero molto promettenti.
Attualmente sono circa una quindicina i gruppi di ricerca che in tutto il mondo stanno lavorando allo sviluppo di anticorpi efficaci contro il Covid-19. Ma solo pochi hanno raggiunto una fase più o meno avanzata e due in particolare, il cocktail della Regeneron e il farmaco di Eli Lilly, sono gli unici in commercio.
Regen-Cov: è il cocktail di anticorpi monoclonali usato anche da Trump. Prodotto dall'americana Regeneron, ha ottenuto la concessione per l'uso in emergenza dall'ente americano per il controllo sui farmaci, la Food and Drug Administration (FDA). Sarebbe in grado di ridurre la carica virale in modo significativo, abbassando del 50 per cento il rischio di contrare l'infezione. Un dato che ha aperto alla possibilità di usare questo cocktail come "vaccino passivo", in attesa di una maggiore disponibilità dei vaccini anti Covid.
Bamlanivimab: prodotto da Eli Lilly and Company, è l'anticorpo monoclonale autorizzato per l'uso di emergenza come trattamento per i pazienti ad alto rischio, con Covid-19 da lieve a moderato, negli Stati Uniti e in altri Paesi nel mondo. La sua efficacia nel ridurre il rischio di ospedalizzazione per pazienti con sintomatologia moderata sarebbe del 72 per cento.
Bamlanivimab ed etesevimab: è la combinazione di anticorpi targata Eli Lilly che gli studi indicano essere in grado di ridurre il rischio di ricovero e morte per Covid-19 del 70 per cento. Dagli studi emerge che sono anche in grado di ridurre la carica virale e accelerare la risoluzione dei sintomi.
Toscana Life Sciences: nel Monoclonal Antibody Discovery Lab a Siena lavora l'italiano Rino Rappuoli insieme ai suoi ricercatori. In questi laboratori hanno selezionato anticorpi di persone guarite dalla malattia provocata dal coronavirus. I ricercatori hanno poi isolato quello più potente sulla base del quale è stato creato il farmaco. Si stima possa entrare in commercio la primavera prossima.