Avanti un altro in questa sequenza di avversari illustri. Ed ecco la Signora Omicidi, sei vittorie nelle ultime sette partite e finalista di Coppa Italia, in grande spolvero dopo le prime difficoltà di Pirlo a fornirle un abito adeguato e un corpetto anti-proiettili (ultime tre partite senza prendere gol).
Ecco la Juve dei nuovi masnadieri di centrocampo e di Weston McKennie, texano ovunque e goleador di sorpresa, Cristiano Ronaldo e la sfida all'ultimo gol con Pelè, Federico Chiesa rinato cecchino e il vecchio barricadero Chiellini.
Questo po' po' di roba arriva tra capo e collo di Rino Gattuso, ormai destinato alla ghigliottina in Piazza Mercato.
Napoli-Juve, non giocata all'andata per le note vicende Asl, stavolta non è la madre di tutte le partite, e neanche la matrigna, è una sentenza emessa già alla vigilia.
Napoli-Juve allo Stadio Maradona sarà la terza stazione della via crucis azzurra in questo febbraio corto e amaro dopo Genova, tonfo in campionato, e Bergamo, eliminazione dalla Coppa Italia.
La squadra, amata ormai da pochi e criticata da tutti, affonda nel suo mare magnum di errori e negligenze, insipienze e palloni all'indietro.
A Rino Gattuso l'imperatore Aurelio e il popolo infuriato mostrano il pollice verso. Non ci resta che piangere. Sulla vittoria della Juve, offerta dai bookmakers con una buona quota, si riversano milioni di euro per una riscossione sicura. E non si dica che comunque il pallone è rotondo. Da tempo è quadrato tra i piedi degli azzurri.
Si va verso sera a Fuorigrotta con la morte e sette sconfitte nel cuore, la zona Champions che sta diventando un miraggio e il dissolvimento di una squadra e di un allenatore ormai naufraghi, in balia di onde avverse.
Questo Napoli-Juve non è più l'appuntamento dell'anno, atteso con trepidazione e spirito di rivalsa, orgoglio e passione, è una partita come un'altra, consegnata al pessimismo della vigilia e alla decapitazione degli infedeli in maglia azzurra.
È la partita tombale di un ciclo, biciclo e triciclo con Aurelio De Laurentiis appiedato a bordo strada, un progetto in soffitta e i conti nello scantinato. È in crisi il Regno dei Due Mari di Aurelio. Se Napoli piange, Bari non ride.
Là, sull'Adriatico, il figlio Luigi ha già cambiato allenatore: Carrera per Auteri per andare di gran Carrera almeno verso i playoff della promozione in serie B, visto che il primo posto, per la promozione diretta, è nelle mani salde della Ternana.
Qui, sul Tirreno, Gattuso è tra color che son sospesi e sorpresi. L'infermeria azzurra è affollata: Manolas, Koulibaly, Ghoulam, Hysaj, Demme, Mertens sono indisponibili. La Juve sarà al gran completo, gasata dalla riscossa nelle ultime partite e con una panchina lunga e robusta da giocare due partite in una.
Gattuso metterà su una formazione di superstiti peraltro provati dai due confronti con annessa delusione contro Atalanta e Genoa. Quanto potranno valere l'orgoglio e l'impegno non si può dire.
La Juventus è una corazzata contro la quale il Napoli sparerà le schioppettate di Lozano e Insigne, non si sa quanto potrà fare Osimhen.
La lunga assenza del nigeriano ha portato al fallimento del 4-2-3-1 e ha privato il Napoli del cinquanta per cento delle chance offensive. Le squadre di testa corrono con i gol dei loro centravanti di ruolo o di complemento. Al Napoli è venuta meno proprio la prima punta titolare.
Alle strette, il match "pesa" più sulla Juve per la definitiva incoronazione a squadra regina del campionato, capace di allungare la già lunga serie degli scudetti.
Il Napoli, per come è combinato, può accettare qualsiasi risultato e Gattuso rimarrà al suo posto. Le condizioni della squadra, tra infortuni, indisponibili e smarrimenti vari, non assicurerebbero svolta e rilancio con l'avvicinamento della guida tecnica. Il flop non riguarda solo la panchina.
Lo stadio deserto sarà a tutto vantaggio della Juve. Il Napoli avrà gli occhi al cielo, casomai qualcuno lassù ancora lo ami.
Mimmo Carratelli