Rianimato e sottoposto a Ecmo, la circolazione extra-corporea, pochi giorni dopo viene impiantato un cuore artificiale Berlin Heart che lo tiene in vita e gli consente di riprendersi.
Il bimbo inizia ad apprezzare la cucina italiana, cresce, impara la nostra lingua, sotto gli occhi vigili del papà e della mamma, che nel frattempo mette alla luce un fratellino. Tutto questo per 525 lunghi giorni, tutti in ospedale, alcuni trascorsi nei locali dell'Isola di Margherita, lo spazio per le lungodegenze dei pazienti dell'Oncoematologia diretta dalla professoressa Franca Fagioli. Poi il trapianto di cuore dall'équipe dei cardiochirurghi pediatrici, diretta dal dottor Carlo Pace Napoleone.
Un recupero molto veloce, lo stupore di svegliarsi senza il ventricolo artificiale adagiato sull'addome, collegato a una consolle di comando che lo teneva in vita ma lo limitava in tutte le azioni. Qualche giorno di degenza tra i cardiologi pediatrici e gli infermieri della dottoressa Gabriella Agnoletti, seguito con attenzione da Enrico Aidala, cardiochirurgo responsabile del Programma Trapianti, e nei giorni scorsi la dimissione.