di Enrico Pirondini
Calcio traditore, tifosi spremuti. Dominano l’egoismo e l’ingordigia di club in gravissima crisi contabile. La vittoria di Dazn su Sky è l’addio alla pay. Ora sarà tutto in streaming. Ma per seguire il calcio d’ora innanzi serviranno quattro abbonamenti. Purtroppo, solo il 42% dei nostri connazionali, tra i 16 e i 74 anni, ha competenze digitali.
Due o tre cose bisogna pur dirle dopo la rivoluzione nel calcio in tivù promossa e vinta da Dazn su Sky per la gioia di club assediati da debiti moltiplicati dal Covid .
Con 840 milioni a stagione (per i pacchetti 1 e 3) il gruppo fondato a Londra – focalizzato su video streaming online di eventi sportivi – ha avuto la meglio sulla offerta Sky.
E 16 società su 20 hanno bellamente dato l’addio alla pay che per 18 anni li ha foraggiati lautamente.
Hanno fatto i loro interessi, per carità , ed ora i presidenti del football italiano tirano un bel sospiro di sollievo. Hanno messo il denaro su tutto. Davanti a tutto. E lo hanno ottenuto . Infischiandomene degli unici sostegni certi,cioè i tifosi. Perché le tivù passano, i tifosi restano. E non tutti hanno gradito il cambio. Anche perché costa. Vediamo.
1) CLUB INGORDI E CICALE – Le casse delle società piangono. Il solo Covid ha prodotto un miliardo di mancati ricavi (fonte Football Money League 2021 della Deloitte) . Ma il buco è più grande. I diritti tivù hanno dato una mano. Ma a che prezzo? Molti, troppi, tifosi mugugnano. Sono stati ignorati. Nessuno al tavolo delle trattative ha pensato a loro. Nessuno. I club stanno scherzando col fuoco. Sui social tira una brutta aria. I tifosi sono stufi di orari impossibili, abbonamenti buttati, spettacoli rovinati. Meglio non tirare troppo la corda.
2) IL CAMBIAMENTO COSTA – Per seguire il calcio serviranno la bellezza di quattro abbonamenti. Il satellite non è più il padrone del pallone in tivù. Ora c’è lo streaming, il sistema di contenuti audio e video via Internet . Si potranno seguire le partite su Smart tivù, pc, iPad e smartphone. Il costo non è ancora noto ma si parla di 30/35 euro al mese. A fine campionato si saprà.
3) UN DATO ALLARMANTE – Solo il 42% degli italiani tra i 16 e i 74 anni ha competenze digitali di base. Nel resto d’Europa siamo al 58%. Una bella differenza. Lo ha confermato, la scorsa settimana, Vittorio Colao, neo ministro della Innovazione tecnologica: “L’Italia è uno dei paesi d’Europa con il maggior digital divide“.
Va poi aggiunto che, a tutt’oggi, il segnale non è sicuro in tutto il Paese. La presenza di Tim dovrebbe costituire un atto di fiducia. Basterà? La televisione satellitare è rimasta in corsa per i tre match in co-esclusiva. Unica consolazione, per ora, è che non servirà un decoder. Basterà la App poi fruibile attraverso telefono, computer, tablet, Smart tv e consolle di gioco.