Ascolta. Piove sul campionato di Orsato. Piove su Calvarese, l’arbitro teramano che a Cagliari non vide un fallo di mano di Bernardeschi nell’area proibita della squadra infinita di martiri e santi.
Piove su Banti dello stesso paese di Allegri, livornese, che impose alla Lazio lo strazio di un rigore negato, Benatia a Lucas Leiva abbracciato, non si danno rigori contro il club degli Agnelli.
Piove su fave e piselli. Taci. Sugli scudetti non odo parole del popolo di Calciopoli. Piove sulle imprese fulgenti dei militi esenti, i giocatori della Vecchia Signora di coccole aulenti. Piove sui sentimenti aggraziati, sui sogni negati, sull’allegrezza che puntava alla grande bellezza, ignara che l’eterno squadrone ha sempre ragione, di riffe o di raffa conquista e arraffa. Piove sulla favola azzurra contro ogni potere e suburra.
Piove sull’eterno aiutino che fa di Torino la capitale dell’impero del male. Piove e ciascuno cerchi le prove. Piove su De Laurentiis assente, improvvisamente presente, furente. Piove sulle parole aureliane, sulle attese sarriane, sulla benzina finita, sull’ira infinita del presidente, sull’accusa divina per l’avarizia della panchina. Piove sui nostri eroi e su Sarri uno di noi. Piove sul San Paolo perfetto, pieno di gente e carico di affetto.
Applausi di cuore al Napoli che non batte il Torino e Mazzarri non farà mai rima con Sarri. Dopo un assordante silenzio parla chi non c’era a Torino, chi non c’era a Milano, chi non c’era a Firenze. La società assente, impegnata in qualche cinepanettone.
Ferlaino ha ricordato che anche con Maradona non avrebbe vinto se non avesse avuto amici e relazioni nel Palazzo dal quale DeLa è scappato su un motorino. Pesante la “presenza” di Ferlaino sul secondo scudetto.
E allora di che cosa parliamo? Di benzina.
Ciao, ragazzi, ciao. La festa è finita, De Laurentiis ha parlato, scurdammoce ‘o passato. Ciao alla speranza e al sogno. Ciao al patto di Dimaro, ai monti sorgenti e alle ambizioni cadenti. Ciao ai triangoli e al pressing alto. Ciao un giorno all’improvviso.
Ciao a Pepe Reina, salve e Pepe. Qualcuno resta a farci compagnia? La Cina è vicina per Dries e la cagnolina. Ma, almeno, i conti tornano. Ciao al presidente che ha la plusvalenza vincente. Pagato sette milioni, Koulibaly ne vale settanta.
L’oro del Napoli. Cavani venne per 17 milioni, ceduto al Psg per 64. Lavezzi acquistato per 6 milioni, dirottato a Parigi per 30. Higuain l’affare del secolo: preso per 37 milioni, venduto alla Juve per 90. Il cimelio di Aurelio. Fine delle trasmissioni.
Non c’è più niente da fare, è stato bello sognare, ora un incerto futuro. Chi va e chi viene. Chi allena chi. Gli schemi e i teoremi. Siamo in un vortice di rumors. Intanto, odo Agnelli volar. Spariamo alcune cifre che spiegano come la Juventus, sotto di un punto al Napoli alla fine del girone d’andata, si sia avvantaggiata nella seconda parte del campionato. Il girone di ritorno è stato il fiore all’occhiello del Napoli nel campionato scorso.
Memorabile la volata degli azzurri, un passo-scudetto, uno strepitoso bottino di punti e una sola sconfitta che portò questa estate al patto di Dimaro, al sogno, al colpo irrinunciabile del terzo anno di Sarri, i titolarissimi tutti per uno e uno per tutti. Il girone di ritorno, quest’anno, ha tradito.
Il Napoli, al netto degli infortuni, è calato. Alla 17ª giornata del ritorno, il Napoli (37 punti) resta lontano dall’exploit dell’anno scorso (48 punti, 46 Roma, 43 Juve) e la Juve si è migliorata (44 punti contro 43). Sono mancati al Napoli il brio, le energie, il fuoco pirotecnico del “gioco a memoria” che l’avevano reso irresistibile da gennaio a maggio. Sono calati i gol (31 oggi mentre erano stati 44 nel girone di ritorno del campionato passato).
È migliorata la Juve (36 gol oggi, 31 l’anno scorso). Nel confronto fra il girone di ritorno 2017-18 e quello 2016-17, il tridente azzurro ha segnato la metà dei gol (15 contro 31), Mertens è passato da 14 reti a 8. Il tridente juventino si è mantenuto sullo standard del 2017 (16 gol rispetto ai 17 da gennaio a maggio). È calato Higuain (7 gol in questo girone di ritorno, 11 l’anno scorso). La ricchissima “rosa” della Juve è stata di pochissimo superiore in fase realizzativa a quella del Napoli. Sempre limitatamente al girone di ritorno, la squadra azzurra ha segnato 31 reti contro i 36 della Juventus mandando in gol 12 giocatori (11 la Juve).
Escludendo i tridenti delle due squadre, altri 8 bianconeri hanno segnato 18 gol, altri 9 azzurri hanno segnato 16 gol. Le differenze più nette fra le due formazioni, nel ritorno, sono state le 7 vittorie esterne della Juve contro le 4 del Napoli e i gol subiti (7 dalla Juve, 15 dal Napoli). La Juventus non ha preso gol in 11 partite, il Napoli in 9.
di Mimmo Caratelli