Me lo fa ricordare lui, Giovanni Costanzelli. Cavaliere, Cavaliere Ufficiale, Commendatore, Cittadino Illustre di Finale Emilia, uno dei più grandi uomini della collettività italiana, quella che esisteva fino a qualche decennio fa.
“Ora, la comunità non esiste, è assente!” ci dice convinto – “... e solo rimaniamo in pochi e GENTE D’ITALIA che ci fa ricordare che siamo italiani”- con una smorfia sulla bocca per la delusione attuale nei confronti di tanti “aventi-cittadinanza” che non sono italiani.
Mi ha anche fatto ricordare che lo conobbi quando avevo i pantaloni corti. “Ti ricordo quando andavi alla seconda media e avevi ancora i pantaloni corti, 1966 e cantavi nel Salone Pirandello della Scuola Italiana di Magallanes!! Ti ricordi?” – mi dice arzillo, un po’ sordo (come ci tiene a dire lui stesso) ma sempre con quel sorriso, quella cordialità, quell’amore per la vita, per la sua Angela scomparsa da poco tempo con cui ha condiviso 66 anni della sua vita. Figlie, nipoti e anche pronipoti, un uomo che ha dedicato la sua vita al lavoro ed alla sua collettività.
“Ricordo quando ero alla Combattenti, nei primi anni ’50 e ancora c’erano partigiani e fascistoni, come me! Battibecchi di ogni genere, ma sempre con il massimo rispetto. La guerra era finita da poco e tutti sapevano che venivo da una famiglia fascista, ma mio padre aiutava tutti, fascisti e antifascisti, dava lavoro persino a giovanotti tedeschi. Io mi considero di destra ora, ma ho il massimo rispetto per qualsiasi ideologia, sono un democratico convinto e amo i miei connazionali se sono del nord, del centro, del sud, comunisti, socialisti o di Forza Italia. E questo principio l’ho sempre applicato, per questo sempre mi hanno rispettato. Sono stato del Comitato Tricolore, della Combattenti, ho fatto il Presidente dell’AIUDA, della Scuola Italiana ed ho fondato, assieme a Melloni, l’Associazione EmilianoRomagnoli, insomma, non sono stato mai fermo! Ora sono un po’ sordo, non posso muovermi quasi per niente, ma leggo tutti i giorni GENTE D’ITALIA e cerco di mantenermi informato in tutti i sensi, guardo la RAI e seguo Facebook!”.
Giovanni Costanzelli è, senza dubbio, l’ultimo dei grandi italiani di altri tempi. Ha lavorato gomito a gomito con Muzi, Monciotti, Benini, Abruzzino, Paolini, Cario, Neri, Bravín, Del Duca, Andreoni, Romano, Grendene e tanti altri.
“Sono andati via tanti amici... ora ho 88 anni, sono del 1930 e sento che ho la coscienza pulita! Non sono un santo, ma son sempre stato onesto, come mio padre, mia madre, la mia cara Angela, con chi ho trascorso i più bei anni della mia vita, i miei fratelli e tanti amici. Le mie figlie non mi lasciano solo, mi visitano, mi chiamano, tutti i giorni e sono l’uomo più felice del mondo! Cosa posso chiedere a Dio? Ho avuto occasione di conoscere Presidenti della Repubblica, del Consiglio, ministri ed il mio caro amico Mirko Tremaglia che fu l’uomo che, dal Parlamento, riuscì ad ottenere l’AIRE ed il voto per gli italiani all’estero” ci dice un po’ emozionato. Ha scritto anche un libro, un’autobiografia, nella quale racconta la sua intensissima vita come padre, lavoratore e dirigente di varie associazioni.
“Avevamo una bella fabbrica di fórmica, era la più grande qui: c’è stato un periodo che esportavamo i nostri prodotti all’estero e arrivai a 43 impiegati: ma la vita è bella perché ha tanti andirivieni e, ogni tanto, ti ricorda che non sempre sei grande e comodo. Con alcuni investimenti fatti male, come accadde a mio padre quando comprò terre a Bariloche, persi tanto, ma tanto. Ma non ho mai perso la fede in Dio, la mia famiglia, i miei connazionali, quello mai!”.
L’ho notato molto preoccupato per la nostra collettività: “La comunità italiana è assente, come ti dicevo prima e ci sono state delle persone che si son dimenticate dello spirito che devono difendere, purtroppo!
di Stefano Casini