Caos in maggioranza. A nemmeno 24 ore da quello che era stato definito l'incontro del “disgelo” tra il premier Mario Draghi ed il leader in pectore dei M5S Giuseppe Conte, ecco scoppiare la grana del “ddl penale”, con i pentastellati pronti a mettersi di traverso. E’ di queste ore, infatti, la notizia che i grillini hanno sposato in toto le dichiarazioni del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, il quale, intervenendo in commissione Giustizia alla Camera, ha praticamente bocciato la riforma sulla giustizia del ministro Cartabia spiegando che, qualora il provvedimento dovesse passare, rischierebbero di essere "azzerati anni di lavoro" e ci sarà "meno sicurezza per cittadini".
"Così salterà il 50% dei processi" ha sbottato il togato. A dargli man forte, anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, secondo cui: "la nuova prescrizione mina la sicurezza del Paese". Parole, quelle dei due magistrati, che hanno scatenato il contrattacco del Movimento, pronto a salire sulle barricate pur di affossare la riforma. La prima mossa è stata il numero degli emendamenti al testo presentati in commissione: quasi mille. Tutto questo nonostante il compromesso - raggiunto, nei giorni scorsi, con la guardasigilli Marta Cartabia - avesse ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri. Lunedì, poi, Conte aveva incontrato Draghi al quale aveva assicurato un “contributo attento e costruttivo” per l'approvazione del ddl.
Insomma: tutto sembrava essersi messo per il meglio. Invece no! Come se nulla fosse accaduto, i parlamentari grillini in commissione Giustizia, hanno sottolineato la necessità di apportare più di qualche correzione rispetto al ddl. "La riforma deve essere modificata” hanno spiegato in una nota all'unisono con i dem dove pure sono stati auspicati: "necessari aggiustamenti". Insomma: altro che disgelo! L'assalto grillino, però, non ha smosso di un centimetro la Cartabia che, per tutta risposta, ha lanciato un chiaro avviso: "Lo status quo non è un'opzione sul tavolo. Questa riforma va fatta anche se i partiti spingono in direzioni opposte". Insomma: si va al muro contro muro. L'ennesimo di questo scorcio di legislatura.