Di Edda Cinarelli
La contingenza del Covid, il nuovo virus che imperversa nel mondo intero, ha creato un profondo stato generale di allerta, com’è logico, ma anche di confusione. Da una parte abbiamo paura di ammalarci, dall’altra, terrorizzati dalle notizie negative non sappiamo bene come far fronte alla situazione e prendere delle decisioni razionali, in queste condizioni è molto difficile mettere la testa in ordine e cercare di programmare la propria vita.
Per noi emigrati italiani desiderosi di tornare al nostro paese per riabbracciare familiari e amici, oltre al problema della paura del contagio c’è anche quello delle difficoltà inerenti al viaggio in Italia, che tanto vorremmo fare ma che, in questo momento, comporta delle enormi difficoltà. Per iniziare da alcuni anni è stata introdotto l’ “Impuesto País” (la Tassa Paese), che con le imposte di viaggio, fa lievitare notevolmente il costo del volo. Una spesa che ad ogni modo molti sono disposti ad affrontare pur di tornare a rivedere i propri cari.
Adesso però a questo problema se ne sono aggiunti altri. Per cominciare le compagnie di aeronavigazione Aerolineas Argentinas e Alitalia non hanno più voli diretti tra Buenos Aires e Roma o Milano e viceversa ed è possibile andare in Italia solo con triangolazioni, che se per un giovane non comportano nessun problema possono provocare stress e affaticamento in persone anziane. Come se questo non bastasse, il Governo argentino ha ridotto i voli dall’Argentina all’estero e, per impedire l’ingresso della variante Delta, quindi per ragioni apparentemente sanitarie, ha deciso che non possono entrare turisti dall’estero e ha imposto un numero chiuso di rientri per gli argentini e residenti in Argentina.
Dal ventotto giugno al nove luglio potevano tornare solo 600 persone, 300 dagli Stati Uniti, 150 dall’Europa e 150 dall’ America Latina. Ora però la quota è passata da 600 persone a 742, ma invece di ampliare il numero di sedili per volo, ha obbligato le compagnie aeree ad aggiungere un volo al giorno, con il risultato che le varie compagnie aeree preferiscono andarsene piuttosto che lavorare in perdita. L’hanno già fatto: Lan (Latam Argentina), Aire New Zealand, Qatar y Norwegian. Altre dieci hanno sospeso temporalmente le loro operazioni: Cubana, Emirates, Ethiopian, Alitalia, Air Canada, Sky, Gol, British Airways, Level e altre sono al bordo di farlo.
Queste decisioni hanno generato il ritorno del problema dei passeggeri bloccati all’estero (o “varados”), cioè quello delle molte persone che riuscite a partire ora sono nell’impossibilità di tornare, bloccate nei paesi in cui sono andate. Tra i tanti c’è anche l’ex Presidente locale Mauricio Macri. I numeri dei rientri sono fermi, i voli approvati sono blindati, non se ne possono vendere altri prima di settembre, non ci sono liste di attesa, i passeggeri non possono essere ricollocati su altri voli.
Per i bloccati non resta che rassegnarsi e accettare di affrontare delle conseguenze impreviste. Per iniziare, delle spese extra determinate da un soggiorno più lungo di quello programmato, più conseguenze d’indole lavorativa e anche psicologica, quest’ultima soprattutto per i bambini. Tutto questo senza contare che dal 5 agosto, il governo italiano esige il green pass, una specie di passaporto che testimonia l'avvenuta vaccinazione o la costante ripetizione di tamponi negativi, un documento impossibile da avere per un residente in Argentina poiché i vaccini accettati in Italia sono Pfizer, Moderna, AstraZeneca; mentre in Argentina sono Sputnik V, quelli cinesi e AstraZeneca.
La scelta dei vaccini si sa che deriva da un’elezione politica, da una posizione di allineamento nello scacchiere internazionale, ma i governi hanno questo diritto? Possono anteporre le preferenze politiche alla salute dei cittadini? La risposta ovvia sarebbe: prima la salute dopo gli affari. Ma possono, possono e lo fanno. L’Argentina ha preferito comprare i vaccini dai paesi che l’Occidente ha scartato e il governo italiano non considera, almeno per ora, che noi cittadini italiani residenti all’estero, ci dobbiamo adeguare alle scelte politiche dei paesi in cui viviamo.
Riassumendo, i vari governi italiani non hanno mai considerato gli italiani nel mondo e con questa misura il governo Draghi ha confermato, ancora una volta, che per l’Italia non contiamo nulla. Lo sappiamo, ma ogni nuova ratifica di questa constatazione ci provoca a livello emozionale dolore e delusione e a livello pratico molti problemi. Senza il green pass saremo obbligati a fare innumerevoli test, la quarantena e dovremmo evitare i luoghi pubblici come i cinema, bar, ristorante, ecc.
Ma non è finita lì. Come se tutto questo fosse poco, al ritorno, tutti i passeggeri, negativi e positivi al Covid, devono pagare a proprie spese i relativi test e per ragioni di sicurezza anche la quarantena in una struttura decisa dal governo della Provincia di Buenos Aires o della città di Buenos Aires.
Sarà anche giusto, ma la domanda che sorge spontanea è: “i governi sono all’altezza della situazione o prendono decisioni improvvisate, che aggravano la situazione e creano pasticci su pasticci?”; e ancora: Non sarà che per tutti gli affari vengono prima delle persone?
Edda Cinarelli