di Franco Esposito
L'urlo è un coro. Forte e chiaro. No alla vendita di Montepaschi a Unicredit. Fanno fronte comune i partiti politici, un'argine contro il progetto annunciato da Unicredit e dal Ministero del Tesoro. Alzano i toni in sindacati confederali preoccupati per quindicimila esuberi. Grida no la Toscana, praticamente in trincea. "Vendita inaccettabile", mette il punto il governatore regionale Eugenio Giani. Critiche al Governo, al centro delle accuse ora c'è uil responsabile dell'Economia, Andrea Franco. "Riferisca in Parlamento", ordinano i partiti da sinistra a destra. E pure i centrsisti stranamente sono d'accordo con la protesta generalizzata.
Un altro bubbone rischia di esplodere nelle mani del Governo Draghi. La Banca Centrale Europea, il 30 luglio ha comunicato gli esiti degl stress efferttuati sui principali cinquanta istituti di credito europei. Promossi tutti gli italiani, ad eccezione del Montepascchi Siena. "No allo spezzatino", protesta Enrico Letta, segretario del Partito Democratico e candidato del centrosinistra alle politiche ti ottobre a Siena con un'alleanza peraltro fortemente traballante con Italia Viva, allargata al M5S.
Unicredit e Tesoro procederanno presto alla valutazione degli asset di Mps. Unicredit conta di poter dare una risposta defintiva entro quaranta giorni. Solo allora sarà in grado di comunicare se compra o si ritira. Ma la vicenda, nel suo frettoloso ambiguo svolgimento, a questo punto è destinata a spaccare il Governo. Laddove tutti ritengono doverosa, da sinistra a destra, la difesa della'utonomia del Montepaschi. "Lavoro e marchio, non solo il no allo spezzatino", ribadisce Enrico Letta. Il presidente regionale Giani usa il termine "inghiottire", un verbo molto forte per definire la scalata di Unicredit a Monte dei Paschi Siena. Preoccupato, il numero uno della Regione Toscana, per l'operazione che in pochi settimane può cancellare la più antica banca del mondo.
E non solo: sparirebbero cinquemila posti di lavoro, fino a provocare una sorta di ipotesi sull'esito delle prossime elezioni comunali a Siena. Il presidente Giani è conscio del fatto che Unicredit andrebbe ad acquisire solo la parte sana di Montepeschi: gli sportelli Mps del centro-nord. "Una mannaia che si abbatte sulla Toscana in un momento di crii economica e occupazionale drammatica". Giani si guarda infatti attorno e vede l'acciaio di Piombino che non riparte e la chiusura improvvisa della Gkn, fabbrica dei componenti dell'industria automobilistica.
Un'emorragia di posti di lavoro in tutta la Toscana. "Il ministero delle Finanze dovrebbe avvertire l'esigenza di aprire un tavolo Toscana. Vedere Mps inghiottita da Unicredit con una trattativa che salta il territorio e non considera il patrimonio di un istituto capillarmente radicato nel Centro Italia non è accettabile". Doveroso il richiamo alla vigilamza da parte di tutti, Regione Toscana, Comune di Siena, enti locali, chiamati ad intervenire con tempestività e sollecitudine. "Devono essere messi a conoscenza degli elementi concreti di una proposta che potrebbe portare a gravissime perdite. Compresa quella di un marchio storico unico".
Di fatto, è quello che Siena reclama da mesi. Richieste già inserite in un risoluzione del consiglio regionale a marzo. Il documento fu approvato a larga maggioranza con i voti di Pd, Italia Viva, M5S, Lega, Forza Italia; unico astenuto Fratelli d'Italia. Proprio il partito che oggi ritiene necessario "realizzare una deroga in sede comunitaria, funzionale a superare il termine di uscita dello Stato da Mps, fissato al 31 dicembre 2021".
Il Tesoro, in realtà, è dentro al Montepaschi dal 2017. Presenza resa possibile, ai tempi, dal prestito che ha evitato il crac dell'antica banca senese. Ma sono ora proprio gli alti funzionari del ministero per la "dismissione della partecipazione". La conferma che le decisioni sul destino di Mps vengono assunte fuori Toscana. Sembrava, almeno fino a marzo, che Siena e Firenze se la potessero giocare ancora la partita. Oggi la sensazione chiara: la decisione sulla governance della banca pare sia stata già presa. Il destino del Montepaschi viene deciso sull'asse Roma-Milano.
Fanno tutti squadra, ora. Probabilmente quando i buoi sono già scappati in blocco dalla stalla. Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ripete che la "questione va discussa in Parlamento, bisogna intervenire in aula sul mostruoso conflitto d'interessi Unicredit-Pd-Mps". Gasparri fa notare che al vertice di Unicredit è stato nominato Pier Carlo Padoan, già ministro dell'Economia e già parlamentare eletto a Siena. "Ora al suo posto si candida Enrico Letta. Si realizzerà quindi un ulteriore intreccio. Quanto costerà a Unicredit questa nuova manovra?".
Chiedono una discussione parlamentare, franca e corretta, chiarificatrice e definitiva, anche Barbara Serracchiani e Simona Malpezzi. "Auspichiamo che il ministro delle Finanze Franco venga a riferire alle commissioni competenti di Camera e Senato su operazioni riguardanti il Montepaschi, come previsto dalla legga di Bilancio per il 2021". Il ministro Brunetta insiste nell'esposizione della sua tesi. "Dell'operazione Mps si deve parlare in consiglio dei ministri. Anche se sono tranquillo: il miglior banchiere centrale ce l'abbiamo noi, è Mario Draghi".
Vine rietenuta intanto non corretta la procedura adottata dal ministro Franco. "Lui e il premier avrebbero dovuto riferire preventivamente alle Camere su eventuali operazioni di aggregazione societaria o di variazioni della partecipzione detenuta dal Tesoro in Mps". Il rischio finale verrebbe così riassunto: aumenti di capitale per la banca senese, esuberi caricati sui contribuenti e regali miliardari agli azionisti Unicredit.