di Pietro Salvatori
Da un lato c'è Luciana Lamorgese, bombardata da un fuoco di fila della Lega, che nella penuria di polemiche estive ritira fuori il vecchio cavallo dell'immigrazione per cercare di dettare l'agenda e stare al centro del dibattito. Dall'altro c'è Claudio Durigon e la sua idea agostana di cambiare il nome del parco Falcone e Borsellino di Latina e farlo tornare all'antica denominazione di parco Arnaldo Mussolini, con Pd e M5s all'attacco nel chiederne le dimissioni. In mezzo si trova Mario Draghi, che sembra voler lasciare la sua litigiosa maggioranza giocare nel parchetto delle polemiche, con lo scontato sostegno alla ministra dell'Interno che filtra da Palazzo Chigi e con un silenzio radio sull'affaire Durigon, che poco incide sul Recovery plan e sul pacchetto lavoro dedicato al Covid, insieme alla riapertura delle scuole i veri temi sotto la lente d'ingrandimento del premier.
Nel bene o nel male la Lega attacca e viene attaccata, una sorta di corpo estraneo all'interno della maggioranza, e anche per questo centralissimo nel rumore di fondo della finestra estiva della politica. Lamorgese sa di avere lo scudo di Palazzo Chigi e tira avanti, quasi irridendo il leader leghista di cui sa essere diventata il bersaglio perfetto, preda di attacchi resi ancora più facili dal non avere alle spalle un partito a difenderla. "L'emergenza c'è - spiega la ministra in un'intervista a La Stampa non nascondendosi dietro a un dito - ma Salvini non la capisce. Se ci sono delle iniziative che non abbiamo adottato e che lui ci può suggerire per bloccare gli arrivi via mare, io li raccolgo volentieri, sono disponibile ad incontrarlo".
Per il segretario della Lega quale occasione migliore per alzare ulteriormente il livello dello scontro: "Lamorgese è assente e confusa, si dia una mossa". La Lega attacca a testa bassa, ma la polemica sembra strumentale. Fonti del Carroccio spiegano che non si arriverà a una richiesta di dimissioni, né è in previsione un'iniziativa legislativa di disturbo, magari con la presentazione in Parlamento di una legge che richiami i decreti sicurezza. Anche perché c'è la consapevolezza che Draghi non ha nessuna intenzione di scaricare la ministra, che a suo avviso sta lavorando bene e che non ha alcuna intenzione di cambiare. Su queste colonne tuttavia Nicola Molteni, sottosegretario al Viminale e uno dei registi della politica sull'immigrazione boccia la ministra e chiede che sia Draghi a farsi carico in prima persona del problema, delegittimando di fatto la titolare del Viminale.
È il Pd a intestarsi la difesa di Lamorgese. Durissimo Andrea Orlando: "Solidarietà a Luciana Lamorgese per gli attacchi volgari e gratuiti". Non si può stare con Orban e con Draghi", dice Enrico Letta, secondo il quale "quello che fa il premier, lo fa in nome di tutti. Sbaglieremmo a tirarlo per la giacca. Bisogna avere molto rispetto". Il segretario del Pd poi rilancia su Durigon: "Credo che abbia dimostrato la sua totale incompatibilità con il ruolo che sta avendo, che è quello di rappresentante delle istituzioni che ha giurato sulla Costituzione". E assicura che "faremo di tutto affinché faccia un passo indietro".
È lo stesso Molteni ad aprire una crepa sul fronte difensivo sul quale sono impegnati gli uomini di via Bellerio: "Io un parco a Mussolini non lo intitolerei, a Borsellino e Falcone sì". Segnale che lo scivolone dell'ex sindacalista dell'Ugl ha fatto storcere e non poco il naso a molti nella Lega, che tuttavia non vuole scaricare il suo uomo lasciandolo in pasto agli avversari di sempre. Perché sia il Pd sia i 5 stelle stanno meditando di presentare una mozione di sfiducia, anche se con il Parlamento chiuso se ne parlerebbe a settembre, quando priorità e umori potrebbero essere cambiati, anche se nell'imminenza delle amministrative potrebbe essere un buon cavallo da battaglia da cavalcare. Le voci che spingono per un passo indietro si sommano, e escono dal prevedibile perimetro M5s-Pd-Leu arrivando a coinvolgere anche alcuni esponenti di Forza Italia. Insomma, in caso di mozione le possibilità che passi sono concrete, e il Carroccio non può permettersi di incassare una sconfitta che scotterebbe.
Su questo fronte silenzio radio da parte di Draghi e del suo entourage, che sembrano guardare ai battibecchi con la sufficienza con la quale si osservano le polemiche agostane. E non tutti i torti ha Osvaldo Napoli, deputato di Coraggio Italia e esperto osservatore del Parlamento quando osserva che "il segretario del Pd e quello della Lega continuano a confondere il governo Draghi con l'asilo Mariuccia e si comportano di conseguenza".
Difficile che Durigon si dimetta, dalla Lega filtra l'assoluta indisponibilità a concedere un passo indietro, difficile che la linea Lamorgese cambi, anche se e quando ci sarà l'incontro a tre che Salvini ha chiesto qualche giorno fa. Dopo Ferragosto, però, si dovrà tirare una linea: allora si capirà chi fa sul serio e chi al contrario sgomita per conquistarsi qualche titolo in più sui giornali.