Pd sempre più confuso e infelice. Ed ora anche "spaccato" sui referendum. Non che sia una novità quella delle anime multiple del principale partito della sinistra italiana, ma che i dem si siano divisi sulle proposte referendarie di Lega e radicali, è un qualcosa che fa discutere. E non poco. E' notizia di queste ore, infatti, che, dopo Goffredo Bettini, anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori abbia firmato le richieste di consultazione popolare sulla giustizia proposte da Carroccio e Partito radicale.

"Anch'io - scrive il primo cittadino - firmerò quelli su carcerazione preventiva, legge Severino e separazione delle carriere. Li appoggia anche la Lega? Bene. Dopo la legge Cartabia avanti per una giustizia giusta, che rispetti le persone" è la sua spiegazione. Come a dire: le idee giuste non hanno colore. E se si tratta di appoggiare il "garantismo", non c'è steccato ideologico che conta.

Una spiegazione nobile, quella dell'esponente dem, che fa il paio con la mossa di Luciano Pizzetti, deputato Pd e sottosegretario di Stato con i governi Gentiloni e Renzi, di firmare a sua volta i referendum. Tali scelte stanno creando forti malumori nei corridoi del Nazareno dove, secondo quanto scrive Dagospia, è partito una sorta di "liberi tutti", con i lettiani infuriati per questi improvvisi “voltafaccia” anche se il segretario Enrico Letta ha cercato di gettare acqua sul fuoco, per disinnescare le polemiche: “Io non firmo i referendum ma il Pd non è una caserma”. Tuttavia, appare chiaro che dopo decenni di adesione acritica al verbo delle procure qualcosa si stia muovendo, anche tra i democratici. Se dopo Bettini anche Gori e Pizzetti sono arrivati a firmare le richieste di consultazione popolare sulla giustizia, senza lasciarsi condizionare dal fatto che siano state proposte dai “nemici” di via Bellerio (oltre che dai radicali), qualcosa significherà.