Rave dalle parti tra Viterbo e la Toscana, cinquemila, forse ottomila andati lì da ogni parte d'Italia e anche venuti da altri paesi che se ne fregano, se ne fottono, se ne sbattono. Dell'occupare e devastare terre altrui e questo sarebbe veramente il minimo. Se ne fregano, fottono e sbattono del Covid, delle mascherine, del contagio, della malattia.
Se ne fregano e sbattono anche del cadavere di uno di loro, annegato dopo un libero tuffo in libero trip. Se ne fregano e sbattono e fottono di tutto e di tutti, sono lì per una sola cosa, primaria e onnicomprensiva: sballarsi e divertirsi e mostrare al mondo e ribadire a se stessi che le due cose coincidono.
E chiamare lo sballarsi libertà, anzi la meglio libertà. Cinquemila, ottomila che non sono gente stramba o socialmente marginale. Al contrario l'ideologia della libertà uguale sballo e della meglio libertà quella del fottersene di tutto ha ad esempio cantori in senso letterale, vedasi i promotori di concerti live contro le "ridicole misure del governo" e a favore dell'artista "con le palle che è artista solo se si ribella alle regole".
Rave che non si ferma - Va avanti da giorni, non si ferma, promette di continuare. E quindi le istituzioni locali e la stampa nazionale hanno elaborato un argomento/titolo/alibi/invocazione. Eccolo: "per mandarli via ci vorrebbe l'esercito". Una petizione accorta: scarica da responsabilità chi esercito non è e non impegna tanto l'esercito figurati se arriva. Ci vorrebbe l'esercito fa emergenza ma non costa nulla.
E perché mai l'esercito? Perché invocare come indispensabile l'improbabile consente di dirsi indignati e feriti, consente di assumere la parte della vittima. E scarica dal peso di dover fare qualcosa davvero, stante che il fare qualcosa davvero è sempre scomodo, faticoso e talvolta rischioso. Ma dire ci vorrebbe l'esercito per fermare quel rave cattivo e di massa è semplicemente falso.
Basterebbero i Carabinieri (che tra l'altro esercito sono). Certo non una pattuglia e neanche due ma una colonna di mezzi sì basterebbe. A squagliare il rave cattivo e nocivo. Ma non si vuol fare. Timore di incidenti, scontri, polemiche. Non si vuol fare, a partire evidentemente dal ministro Lamorgese. Non si vuole, non si dica che non si può.
La guerriglia No Vax - Non si vuole perché si teme l'illegalità si faccia forza della repressione. È questo il dogma nella gestione dell'ordine pubblico. Dogma non da oggi. Il guaio è nel suo essere dogma. Accade che l'illegalità si nutra e si rafforzi dalla repressione su se stessa.
Accade ed è buona misura tenerne conto e quindi evitare di spargere per campi sociali i semi dell'illegalità travestita da antagonismo e ribellione. Ma ci sono momenti in cui saggezza e prudenza, se glacificati in dogma operativo, diventano, come dire, disfunzionali alla salute pubblica.
Va avanti da settimane e mesi in Italia una guerriglia No Vax che medici, sindaci, assessori, presidenti di Regione e chiunque vaccini o inviti a vaccinarsi deve subire. Intimidazioni, minacce, aggressioni. Virtuali e non. Guerriglia No Vax cui ora si è aggiunta e sovrapposta la guerriglia No Green Pass: liste di proscrizione dei locali che lo chiedono, promesse di punizioni e vendette verso chi non lo boicotta.
Guerriglia No Vax e No Green Pass libera, totalmente libera di agire. Totalmente indisturbata. Guerriglia No Vax e No Green Pass cattiva e di massa che nessuno neanche contrasta a termini di legge. E non vi vorrebbe l'esercito. Basterebbero i Carabinieri.