Sono già cinquantaquattro anni da quando il dott. René Geronimo Favaloro (La Plata, 12 luglio 1923 – Buenos Aires, 29 luglio 2000), nella Cleveland Clinic, Ohio, USA, ha realizzato, per la prima volta un’operazione di bypass: era il 1967. Di anni ne erano passati soltanto cinque da quando aveva lasciato la sua Argentina, il paese cui teneva tanto, per trasferirsi negli USA e perfezionarsi in cardiochirurgia. Era nato a La Plata, da una famiglia di origine siciliana, di Salina, Eolie, nella provincia di Messina e dai genitori aveva imparato a lavorare molto, sforzarsi ed essere umile.

A La Plata si è laureato in medicina, ha poi lavorato come medico di campagna, infine ha deciso che per avere un’ottima formazione sarebbe stato bene andare alla Cleveland Clinic, 1962. Con il desiderio di fondare nel suo paese, un centro ospedaliero simile, nel 1971 è tornato, per un tempo ha lavorato nel “Sanatorio” Güemes e nel 1975 con altri colleghi e ricercatori ha creato la Fondazione Favaloro, un istituto scientifico dedicato all’educazione medica e alla ricerca, cui dedicava quasi ogni secondo della sua vita. Sono state molte le persone che ha salvato con l’operazione di bypass. Erano di tutti i livelli sociali ricchi e poveri, poiché nella Fondazione un numero determinato di letti era riservato ai poveri, come lui stesso ha scritto nella lettera che ha lasciato alla sua morte. La maggior parte dei pazienti proveniva dalle imprese di assistenza sociale che toccano agli impiegati secondo il lavoro svolto.

Era un chirurgo onesto, operava per vocazione, senza interesse per la contabilità era inevitabile quindi che con l’alto livello ottenuto in campo chirurgico si scontrasse con la realtà della politica. La Fondazione svolgeva un lavoro di eccellenza ma le imprese di assistenza sociale non pagavano in tempo. L’ “Instituto Nacional de Servicios Sociales para Jubilados y Pensionados – PAMI – gli doveva molto denaro. Nel 2000 l’Istituzione era in crisi ed erano urgenti un’operazione di riduzione delle spese e il licenziamento di alcuni collaboratori e impiegati che si sarebbero potuti evitare se i debitori avessero fatto onore ai loro obblighi, cioè se avessero pagato i loro debiti, ma non l’hanno fatto.

Favaloro ha anche scritto una lettera per chiedergli aiuto all’allora Presidente della Repubblica Argentina, Fernando De La Rua, che l’ha letta quando era già troppo tardi. Il chirurgo quindi di fronte a una razionalizzazione dei collaboratori e dipendenti, probabilmente vinto dalla corruzione e dagli interessi politici, lasciato solo, si è ucciso. Era il 23 luglio 2000, prima di morire ha scritto una lettera per spiegare il suo gesto, ha scritto: “Abbiamo dovuto lottare continuamente contro la corruzione imperante nella medicina (quella stessa corruzione che ha contaminato il nostro paese in molti livelli) ”. Poi parlando dei sindacalisti li ha definiti corrotti, e ha chiamato nello stesso modo le persone che avevano in mano il PAMI. Negli anni anteriori, Favaloro aveva ottenuto il riconoscimento della cittadinanza italiana, di cui andava fiero. Amava le sue origini e ci teneva a dire che era siciliano argentino, d’altra parte il governo italiano l’ha insignito di varie onorificenze, fra cui, nel 1991, quella di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, firmata dall’allora Presidente Francesco Cossiga.

Post mortem gli sono stati resi molti omaggi, di cui alcuni si devono all’opera dell’imprenditore Alberto Materia, anche lui di origine siciliana, di Salina, e dell’ing. Carmelo Pintabona. Grazie ad un’idea del prof. Marcello Saija, siciliano, abitante di Salina, fondatore del Museo dell’Emigrazione di Leni, a Salina, è stato istallato in questo museo un busto bronzeo del chirurgo, realizzato dall’artista argentina di origine siciliana Anna Zulema Soldano, donato da Alberto Materia (socio della federazione “Siciliani in Argentina”, membro del CITIM), e da Carmelo Pintabona, con la collaborazione di Antonino Casella, Silvestre Gravagna, Filadelfio Oddo e Salvatore Giannone della comunità siciliana in Argentina. Nel 2009, nel corso della VI Settimana della Regione Siciliana, svolta nel Teatro Coliseo e organizzata da Pintabona, presidente della Federazione delle associazioni siciliane del Sud, dai suoi collaboratori; dalla Regione Siciliana e da altre istituzioni, la Federazione Siciliani in Argentina ha assegnato alla Fondazione Favaloro il Premio Luigi Pirandello, una targa opera dell’artista plastico siciliano Biagio Gurrieri.

Nel corso della stessa cerimonia l’Omnia Academy di Favara ha assegnato un altro premio alla Fondazione, entrambi i premi sono stati ritirati dalla dott.ssa Liliana Favaloro, nipote del medico e presidente della fondazione. A Mar del Plata il 26 settembre 2010, sempre per iniziativa di Alberto Materia e di Carmelo Pintabona è stato istallato un altro busto nel rione La Perla, in un luogo di fronte all’Oceano, dove Favaloro amava andare per riflettere. A Balcarce, il Comune e la Fondazione Fangio ne hanno inaugurato un altro nel 2019. Il comune de La Plata, città dove Favaloro è nato ed ha studiato medicina, nell’anniversario della sua morte, nel 2020, gli ha dedicato un Memoriale nel Paseo del Bosque. La città di Buenos Aires invece spicca per la sua assenza. A colmare questa lacuna ci hanno pensato il Comites e FEDIBA, entrambi presieduti dall’avv. Dario Signorini, che hanno commissionato un nuovo busto dedicato al dottore, con il desiderio di istallarlo in Plaza Houssay, di fronte alla facoltà di Medicina. Con questo fine è stato presentato un disegno di legge nel Parlamento (Legislatura) della città di Buenos Aires e per ottenere che il ddl si trasformi in legge c’è bisogno della firma dei cittadini che possono aderire attraverso la piattaforma change.org Sarebbe bene che gli abitanti della città firmassero la richiesta, prima di tutto per rendere omaggio all’idealista medico, poi per mostrare ai giovani il modello di un uomo che era riuscito a sfondare con lo studio, il lavoro e lo sforzo.

di EDDA CINARELLI